09/03/2012
L’opinione riguardo ai lettori non cambia. Leggete l’articolo qui, tratto dal corriere.it. Ne esce un quadro catastrofico in cui trovo punti d’accordo, ma molti altri assolutamente non li condivido. Mi viene da sorridere quando qualcuno, magari di gran cultura, fa le pulci (si dice così?) su chi non è alla loro altezza, o non sono al livello del passato, in cui si leggeva di più, meglio, e avanti di questo passo. E la scuola? Perché non ci preoccupiamo di capire come favorire la lettura nel luogo che dovrebbe creare i futuri lettori spontanei? Nessuno parla mai del vuoto che ruota attorno alla scuola, spesso lasciata senza risorse e mai ancorata a un progetto di lungo respiro, in modo che vi siano cicli scolastici interi a goderne. Non parlo da persona che studia e pratica la letteratura. Mi metto nella veste di padre. I miei figli hanno terminato il ciclo della primaria, il primogenito anche delle medie. In questo periodo ho visto almeno una decina di dirigenti alternarsi, e sicuramente un numero sempre maggiore di progetti che comparivano e scomparivano. Gli insegnanti, zoccolo duro della scuola, facevano le acrobazie per lavorare all’interno delle regole a loro imposte, in continuo cambiamento. Ah, dimenticavo: sono passato attraverso la riforma Moratti e Gelmini. Direi che come varietà d’esperienza non è male in una sola decina di anni. E il bello deve ancora venire. Ho le superiori ad aspettarmi. Cosa accadrà?
Dopo queste considerazioni la domanda non può essere perché si legge poco e male, ma cosa sia necessario e urgente mettere in moto per favorire la lettura e la cultura extrascolastica (che però nasce nelle scuole) e capire cosa manca. Ma forse questo quesito non se lo porrà mai nessuno. Per un motivo semplice: è troppo pericoloso scoprire la verità!