Kent Haruf è letteralmente esploso in questi ultimi due anni. Autore americano recentemente scomparso, in Italia non era mai comparso in traduzione fino al 2015. La sorpresa per la prosa piana contenuta nei suoi libri, ma incredibilmente efficace, ha conquistato il pubblico italiano e grazie a un passaparola tra lettori si sono diffusi velocemente. Dopo la Trilogia della pianura, è stato pubblicato questo Le nostre anime di notte che non è solo il suo ultimo romanzo. Sua moglie lo considera una sorta di testamento in cui descrive, attraverso i personaggi della finzione, se stesso e i suoi sentimenti.
Il libro parla di una vedova non più giovane che domanda a un vedovo che gli abita di fronte di poter passare le future notti insieme, nello stesso letto, a parlare, a tenersi compagnia, a combattere la solitudine che accompagna la vecchiaia. I personaggi sono ben caratterizzati e conquistano il lettore. I dialoghi sono accattivanti, capaci di avviare un ragionamento personale anche profondo. Devo dire che, rispetto a Benedizione (qui la recensione), questo romanzo l’ho sentito meno coinvolgente. La storia è credibile le dinamiche sono efficaci, ma non fino in fondo.
Consigliato a chi ama le storie tranquille.