Questa mia nuova mania “libresca” di preparare cesti con libri adatti alla ricorrenza del momento mi sta rendendo consapevole di quanti e-book ho letto rispetto ai cartacei. Il primo amore non si scorda mai e mi piange il cuore quando cerco i libri cartacei e scopro che, invece, sono imprigionati nell’e-redar. Ecco perché il mio cesto natalizio risulta così sguarnito, anche se l’essenziale c’è: Tolkien, Dickens, Erri de Luca. Perché questi autori sono essenziali? Per quanto riguarda Dickens, è scontato: chi non conosce Il canto di Natale? Gli spiriti del Natale passato, presente e futuro sono diventati permanenti nell’immaginario collettivo natalizio. Non altrettanto famoso, non ancora quanto meno, è In nome della madre di Erri de Luca (qui un estratto) che racconta in prima persona le vicende di Maria, fanciulla semplice e quasi ingenua che vive vicende più grandi di lei. La scrittura di Erri de Luca, sempre poetica e diretta, genera sensazioni di incredibile portata. In tutto questo, direte voi, cosa c’entra Tolkien? Le sue Lettere a Babbo Natale sono la cosa più semplice eppure più grandiosa che uno scrittore, che è anche padre, possa fare. Si tratta della stampa delle lettere che scriveva per i suoi figli (fin quando il suo maggiore aveva 23 anni) da parte di un Babbo Natale da lui impersonato, con disegni e scrittura tremolante del vecchio barbuto. Talvolta le missive le spediva ai suoi figli per posta, con grande stupore dei piccoli Tolkien. Questa perla la potete trovare in diverse edizioni, alcune davvero economiche: suggerimento per un regalo natalizio da destinarsi a qualcuno che sappia apprezzare.