Gli incontri con la letteratura possono avvenire nel modo più inconsueto.
Mio figlio ha l’abitudine di farmi sentire canzoni dei suoi rapper preferiti quando siamo in auto: mi spiega cosa sto per ascoltare, avvia il cellulare e alla fine mi chiede cosa ne penso. Ho scoperto in questo modo un personaggio che riesce a fondere musica, letteratura e aspetti sociologici in maniera magistrale all’interno del genere rap. Il suo nome d’arte è Murubutu, la sua voce è tenebrosa e caratteristica ed è un quarantenne che sa parlare ai più giovani sussurrando e non sbraitando. I suoi testi si rifanno alla letteratura, all’antropologia, agli avvenimenti della storia, ma anche alle piccole tragedie e alle piccole felicità individuali. Il rap si fonda sul significato del testo, esattamente come la letteratura. E come la letteratura utilizza figure retoriche come l’allitterazione, l’assonanza e la rima. L’ascolto di questo genere musicale si traduce nella comprensione del racconto che non sempre è facile e richiede particolare attenzione. La musicalità e il ritmo sono un accompagnamento e non il punto focale.
Noi adulti giudichiamo spesso i nostri ragazzi riguardo le loro scelte, anche musicali, senza renderci conto che il nostro contatto con un genere così impegnato alla loro età era impensabile. Forse non è un caso che Murubutu non sia conosciuto dalle folle. Penso che non accada come nella musica commerciale in cui la spinta pubblicitaria e la scelta musicale scelgono il pubblico da cui sanno essere apprezzati. Murubuti, invece, credo venga scelto da pochi (ma neanche così pochi) che hanno le idee ben chiare e che rifuggono il banale e il commerciale. E’ come con i libri da poco, che vengono pubblicati al ribasso per qualità per indurre un pubblico vasto, ma poco preparato, a sceglierli.
Alessio Mariani alias Murubutu è un professore di filosofia, scienze sociali e psicologia, ha due figli. Chi pensa che un rapper non possa parlare di letteratura e di vita nei suoi testi ci pensi su.