Dubito che andrò a vedere il film “Chiamami col tuo nome”. Tutta colpa della lettura del libro di André Aciman che mi ha conquistato e il cui ricordo non voglio rovinare.
L’autore, professore universitario, ebreo di origine egiziana, che ha vissuto qualche anno in Italia per allontanarsi dall’Egitto e approdare poi in America, di madre lingua francese, che ha studiato inglese e conosce pure italiano, arabo e greco, ha una penna magica. Quasi 300 pagine si leggono in un soffio. Le atmosfere che si respirano sono intense, ricche di profumi e colori italiani. Si percepisce l’occhio cosmopolita di Aciman. Il monologo interiore del protagonista accompagna il lettore nei recessi più profondi dell’animo umano in modo ardito, quasi brutale, ma efficacemente.
E’ la storia di un diciassettenne. Nella villa di famiglia, sulla riviera ligure, ospita, come ogni anno, un giovane studioso, questa volta proveniente dagli Stati Uniti. Oliver ha ventiquattro anni, ma ha già una carriera universitaria avviata e un libro da scrivere. L’amore tra lui e il giovane Elio esplode prepotente, nell’anima e nel corpo. Le descrizioni di sesso omoerotico, seppure esplicite, non risultano affatto scabrose, ma necessarie alla comprensione dell’evoluzione dei personaggi (a tratti mi hanno ricordato i libri di Pier Vittorio Tondelli) e funzionali all’interno di un contesto ricco di citazioni colte (Dante fa capolino più di una volta, oltreché molti altri più o meno conosciuti), di luoghi quasi magici del nostro splendido Paese e della descrizione di un’umanità variegata composta da individui e da gruppi. Belli anche i personaggi secondari. Mi sarebbe piaciuto che Viola, la bambina geniale affetta da leucemia, fosse maggiormente descritta. Ma si sa: anche nel libro più bello noi lettori troviamo qualche difetto.
Consigliato a chi ama i romanzi di formazione con tematica gay.