Un interessante studio del 2010, ma estremamente attuale, dimostra come i libri, a partire dalla scelta che facciamo fino al periodo successivo a quando chiudiamo la copertina dopo averlo terminato, influenza la nostra mensa. Il titolo dell’articolo è Emotion and narrative fiction: Interactive influences before, during, and after reading (qui trovate il testo completo) e descrive come l’esperienza della lettura possa influenzare l’umore e, più in generale, le emozioni. Certamente gli eventi dei personaggi di cui si narra sono fondamentali, ma non sono il solo motivo del movimento interiore che viene a crearsi. Anche il momento in cui scegliamo un libro siamo coinvolti e le emozioni non rimangono statiche. Ancora più importante è la sedimentazione del testo, che germoglia dopo la chiusura del libro e ci rende diversi nel compiere le successive scelte e le nuove esperienze di lettura.
Questo studio, che cito spesso durante le mie conferenze, non parlano esplicitamente di biblioterapia, e questo è un bene poiché legittimano ogni tipo di attività che riguarda l’utilizzo della letteratura. Seppur affascinante, non possiamo considerare benefica la lettura solo quando utilizzata come fosse una medicina poiché si correrebbe il rischio di medicalizzarla. e questo sarebbe un male. La biblioterapia svela il proprio potenziale proprio laddove la lettura è un’esperienza quotidiana della persona, che ha reso possibile maturare durante il periodo di benessere e trovare conforto quando il corpo o la mente si sono ammalati. Ed è per questo che possiamo affermare che tutti noi che utilizziamo a diverso titolo la lettura siamo ugualmente importanti.