biblioterapia e bullismo

Biblioterapia e bullismo

Questo interessante articolo dal titolo Bibliotherapy: a strategy to help students with bullying è particolare perché si rivolge agli infermieri scolastici, che in Italia non esistono. L’argomento però interessa gli educatori di qualsiasi livello ed è a loro che lo indirizzo.
Da sempre i bambini si prendono in giro tra loro. Quando ciò diviene vera e propria vessazione, parliamo di bullismo. I più colpiti sono coloro che non hanno uno standard estetico e comportamentale “vincente”: bambini in sovrappeso, timidi, piccoli e magrolini, con imperfezioni fisiche anche lievi. Ancora più colpiti sono coloro che soffrono di malattie croniche ed handicap fisici o psicofisici. Anche le minoranze etniche/razziali o con genitori gay possono essere bullizzate. Non immuni sono coloro che hanno disturbi dell’apprendimento o sindromi da iperattività. Le vittime del bullismo tendono a interiorizzare un senso di ridotta autostima e insicurezza, aumentando i comportamenti di sottomissione e favorendo uno stato di solitudine come forma di difesa. Nelle situazioni più gravi si può parlare di vera e propria depressione con pensieri suicidari. Nel peggiore dei casi questi vengono messi in atto. Si possono manifestare disturbi fisici, come cefalea, mal di stomaco, perdita di appetito, disturbi del sonno, enuresi secondaria. Il rendimento scolastico spesso ne risente pesantemente. E’ chiaro che la salute psicofisica viene fortemente compromessa e il fenomeno non può essere liquidato come un rito di passaggio o come una semplice fase della vita, quantomeno non in certi casi in cui è chiara la gravità della situazione. La condizione di vittima del bullismo è spesso predittiva per un’adolescenza difficile e complicata.

L’utilizzo della biblioterapia con i bambini deve mirare a sviluppare le tre fasi delle dinamiche biblitoterapeutiche: identificazione, catarsi e introiezione. Il libro giusto che parli di situazioni di bullismo e in cui il bambino possa identificarsi sono il primo passo, ma il successivo, quello della catarsi, deve essere supportato da altri strumenti. Spesso i più piccoli faticano a esprimere a parole ciò che il testo ha evocato in loro. Ecco che il disegno, il diario, la drammatizzazione, ma anche l’utilizzo di pupazzi può essere un modo per favorire questa fase. Il biblioterapista avrà il compito di pianificare e gestire il processo biblioterapeutico così come di supportare l’espressione emotiva in un ambiente protetto. Per finire, supporterà la fase dell’introiezione, ovvero la consapevolezza che ci sono modi simili a quelli letti e analizzati in grado di essere realizzati nella realtà come modo per affrontare il problema del bullismo.
Ma come rendere davvero efficace l’intervento biblioterapeutico? Esiste spesso nelle scuole l’idea che un singolo intervento sia in grado di risolvere un problema. Questo non è possibile in biblioterapia come non lo è per molte altre questioni. In questo articolo si evidenzia come sia utile individuare i soggetti più a rischio con l’aiuto delle diverse figure presenti nella scuola: insegnanti, personale ausiliario, autisti dei bus. Come detto, l’articolo vede la figura dell’infermiere scolastico come soggetto che utilizza la biblioterapia con competenza, presenza sul campo e interlocutore privilegiato capace di essere un ponte tra le esigenze scolastiche, educative e sanitarie. In Italia la pianificazione di interventi simili è dell’insegnante e del corpo docenti quale gruppo che programma le attività scolastiche ed extracurriculari, dovendo spesso confrontarsi con difficoltà logistiche d economiche.
Esistono risorse online quali banche-dati sui libri più utili e siti che indicano come utilizzare i libri (quelli riferiti nell’articolo non sono tradotti in italiano). Questo rende più consapevole il bambino e le famiglie che accedono a tali risorse da casa come attraverso quei libri altri bambini abbiano trovato sostegno.
Nella quotidianità è necessario che la biblioterapia sia utilizzata allo scopo di supportare i bambini bullizzati, ma silenziosi, a chiedere aiuto. Non è indifferente tale condizione perché se il bambino può essere costretto a rimanere silenzioso dai suoi bulli, nel momento in cui riesce a trovare le strategie per denunciare, può riuscire a sentirsi più forte e proseguire in un percorso vincente. Per questo si devono utilizzare libri appropriati e fare in modo che questi siano liberamente a disposizione e circolino senza problemi nella aule.

Un altro compito di chi utilizza la biblioterapia nelle scuole è quella di formare e sostenere docenti e genitori attraverso incontri destinati a focalizzare le conseguenze del bullismo e le possibilità che la biblioterapia può fornire. Purtroppo non sono rari i casi in cui sia gli insegnati sia i genitori sono in difficoltà ad affrontare le diverse forme di bullismo e di prevaricazione.

L’articolo è di chiara matrice statunitense, dove la biblioterapia è diffusa e il sistema scolastico è organizzato e gestito differentemente con l’infermiere scolastico in organico (in Europa è stato istituito in Spagna). Tuttavia, la biblioterapia ha un’applicabilità universale e nel campo educativo non di rado esistono in Italia professionisti in grado di utilizzare i libri in modi che non si chiamano biblioterapia, ma lo sono comunque. E’ chiaro che gestire il bullismo quando è indirizzato a un bambino asmatico o diabetico è più facile per un infermiere che per un educatore. Il punto è che nelle nostre scuole gli infermieri non esistono, ma gli educatori non docenti  preparati ci sono (anche se non nell’organico scolastico), ma avrebbero bisogno di maggior spazio per applicare interventi come quello descritto.
Per concludere, mi sento di dire che in Italia è difficile pensare a un infermiere con compiti differenti da quelli dell’assistenza ospedaliera. Ma provate a immaginare a un infermiere a scuola: i problemi riguardanti la somministrazione dei farmaci, il monitoraggio degli alunni con patologie croniche (diabete, asma, cardiopatie congenite), la gestione dei traumi più o meno importanti, l’educazione sanitaria, l’addestramento alle manovre di primo soccorso sono solo alcuni dei compiti che gli si potrebbero affidare, costituendo in questo modo un alleato dei docenti che non solo sarebbero supportati nel rendere più completo il programma, ma anche liberati da compiti che troppo spesso non appartengono al loro ruolo.

 

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