Questo interessante articolo dal titolo Bibliotherapy: a strategy to help students with bullying è particolare perché si rivolge agli infermieri scolastici, che in Italia non esistono. L’argomento però interessa gli educatori di qualsiasi livello ed è a loro che lo indirizzo.
Da sempre i bambini si prendono in giro tra loro. Quando ciò diviene vera e propria vessazione, parliamo di bullismo. I più colpiti sono coloro che non hanno uno standard estetico e comportamentale “vincente”: bambini in sovrappeso, timidi, piccoli e magrolini, con imperfezioni fisiche anche lievi. Ancora più colpiti sono coloro che soffrono di malattie croniche ed handicap fisici o psicofisici. Anche le minoranze etniche/razziali o con genitori gay possono essere bullizzate. Non immuni sono coloro che hanno disturbi dell’apprendimento o sindromi da iperattività. Le vittime del bullismo tendono a interiorizzare un senso di ridotta autostima e insicurezza, aumentando i comportamenti di sottomissione e favorendo uno stato di solitudine come forma di difesa. Nelle situazioni più gravi si può parlare di vera e propria depressione con pensieri suicidari. Nel peggiore dei casi questi vengono messi in atto. Si possono manifestare disturbi fisici, come cefalea, mal di stomaco, perdita di appetito, disturbi del sonno, enuresi secondaria. Il rendimento scolastico spesso ne risente pesantemente. E’ chiaro che la salute psicofisica viene fortemente compromessa e il fenomeno non può essere liquidato come un rito di passaggio o come una semplice fase della vita, quantomeno non in certi casi in cui è chiara la gravità della situazione. La condizione di vittima del bullismo è spesso predittiva per un’adolescenza difficile e complicata.
Un altro compito di chi utilizza la biblioterapia nelle scuole è quella di formare e sostenere docenti e genitori attraverso incontri destinati a focalizzare le conseguenze del bullismo e le possibilità che la biblioterapia può fornire. Purtroppo non sono rari i casi in cui sia gli insegnati sia i genitori sono in difficoltà ad affrontare le diverse forme di bullismo e di prevaricazione.
L’articolo è di chiara matrice statunitense, dove la biblioterapia è diffusa e il sistema scolastico è organizzato e gestito differentemente con l’infermiere scolastico in organico (in Europa è stato istituito in Spagna). Tuttavia, la biblioterapia ha un’applicabilità universale e nel campo educativo non di rado esistono in Italia professionisti in grado di utilizzare i libri in modi che non si chiamano biblioterapia, ma lo sono comunque. E’ chiaro che gestire il bullismo quando è indirizzato a un bambino asmatico o diabetico è più facile per un infermiere che per un educatore. Il punto è che nelle nostre scuole gli infermieri non esistono, ma gli educatori non docenti preparati ci sono (anche se non nell’organico scolastico), ma avrebbero bisogno di maggior spazio per applicare interventi come quello descritto.
Per concludere, mi sento di dire che in Italia è difficile pensare a un infermiere con compiti differenti da quelli dell’assistenza ospedaliera. Ma provate a immaginare a un infermiere a scuola: i problemi riguardanti la somministrazione dei farmaci, il monitoraggio degli alunni con patologie croniche (diabete, asma, cardiopatie congenite), la gestione dei traumi più o meno importanti, l’educazione sanitaria, l’addestramento alle manovre di primo soccorso sono solo alcuni dei compiti che gli si potrebbero affidare, costituendo in questo modo un alleato dei docenti che non solo sarebbero supportati nel rendere più completo il programma, ma anche liberati da compiti che troppo spesso non appartengono al loro ruolo.