Judit Béres è la direttrice del corso post-universitario di biblioterapia dell’Università di Pécs (Ungheria). In questo estratto da lei scritto (è tratto da un libro di pedagogia e il testo completo lo trovate qui) descrive i risultati di un interessante lavoro svolto applicando la biblioterapia nelle scuole. Il focus è il vissuto dei giovani e la difficoltà che nell’era tecnologica incontrano nelle relazioni, ma anche nella capacità di fra fronte ai problemi. L’obiettivo è di aiutarli nelle relazioni, nell’attivare strategie di problem solving e nella capacità di condivisione. Gli elementi ottenuti dalla ricerca applicata a questa esperienza sono molti. Innanzitutto, si afferma che per ottenere effetti duraturi la biblioterapia deve essere adottata per almeno sei mesi. Considerando gli interventi extracurriculari nelle scuole italiane, nella maggior parte dei casi realizzate con brevi o brevissime attività, ci rendiamo conto come anche l’elemento tempo abbia una sua importanza. Ci sono poi interessanti questioni metodologiche. La scelta dei testi deve essere svolta su misura dei partecipanti, secondo la loro capacità cognitiva e di interesse. Un classico della letteratura è inutile in biblioterapia, anche quando è di grande valore, se non può entrare in contatto con gli studenti. Altra indicazione importante è la capacità che deve avere il facilitatore nel gestire il dialogo attorno al testo scelto. Non è scontato che chi conosce la letteratura sia in grado di utilizzarla a scopo biblioterapeutico. A questo si aggiunge, nel lavoro svolto, l’applicazione della scrittura creativa. Siamo abituati a non ritenere la scrittura come forma di biblioterapia, considerando solo la lettura. Béres dimostra in questo estratto come scrivere di sé in forma creativa, stimolati dalla lettura e dalla discussione biblioterapeutica, possa produrre un’amplificazione dell’efficacia dell’intero intervento di biblioterapia.
La conclusione inevitabile è che dati i risultati positivi sarebbe importante che l’applicazione della biblioterapia fosse più vasta. Rimangono ostacoli che sono di natura economica, ma anche metogodolgica: quanto la scuola crede in strumenti alternativi come la biblioterapia?