Il libro di Fulvio Ervas non fa pensare all’argomento che affronta. Se ti abbraccio non aver paura non indica la storia di un padre e del figlio autistico che, insieme, compiono un mirabolante viaggio nelle Americhe. Non indica neppure gli svariati incontri che fanno. Il titolo indica semplicemente la frase stampata sulla maglietta che viene spesso fatta indossare ad Andrea così che coloro che si trovano stretti nei suoi abbracci improvvisi non si spaventino. Il principale pregio del libro è la tranquillità con cui si parla di autismo, senza per questo negare difficoltà e contraddizioni. La narrazione si svolge in prima persona perché Ervas ha tradotto in testo i racconti ricevuti da papà Franco e nel libro lascia sempre a lui la parola. E’ una parola sincera, che spiazza perché ogni padre può immedesimarsi, e mettersi sinceramente dalla sua parte con l’avanzare della lettura diviene inevitabile. Il ritmo non è coinvolgente, non ci sono veri colpi di scena. E’ un libro che fa riflettere, ma che comunque non annoia. Se ci si aspettano avventure mirabolanti si rimane delusi, ma se si pensa di trovare vicissitudini e pensieri reali, profondi e condivisibili allora si procederà spediti verso la conclusione.
Consigliato a coloro che sono interessati a comprendere l’autismo e alle persone che diventando genitori devono imparare che un figlio va accettato per quello che è in qualsiasi caso.