Ho dedicato buona parte dell’estate a studiare e leggere per preparare i laboratori autunnali di Biblioterapia. Certo che i consigli letterari migliori vengono dai lettori, di tanto in tanto mettevo un post sul gruppo Facebook Leggo lettura contemporanea in cui chiedevo opinioni. E le risposte non si facevano attendere. L’aiuto ricevuto non è stato indifferente. Molti titoli consigliati corrispondevano a libri che già avevo letto e dai diversi commenti ho ottenuto spunti per utilizzarli meglio. In altri casi mi immergevo in nuove letture seguendo questo criterio di scelta: se più persone mi proponevano lo stesso romanzo, lo leggevo, certo che lettori diversi con la stessa opinione erano una garanzia. La sensazione di aver trovato validi alleati all’intero di una comunità virtuale di lettori è stata gradevole, finché non mi sono scostato dal richiedere semplici consigli. Complice il saggio sul calcio che stavo leggendo dal titolo Cosa pensiamo quando pensiamo al calcio, ho scritto un post ironico sulla mia incapacità di apprezzare tale sport (in realtà sono nella stessa condizione per ogni tipo di sport, non solo per il calcio) e canzonando la “ronaldomania” che si sta diffondendo (qui il post in questione). Ho condiviso con questo gruppo, e con altri, le poche righe scritte accompagnate dalla foto di Ronaldo in mutande (ironizzavo anche su questo) pensando in una risposta altrettanto ironica. Invece, ho trovato su Leggo letteratura contemporanea molti commenti irati in cui venivo tacciato di snobismo e di approfittarmi della figura di Ronaldo per farmi pubblicità. Poco male, direte voi, ed è vero: basta disconnettersi dal sito e tutto si tacita. Ma alla prima comparsa dei commenti mi sono sentito nella necessità di rispondere e giustificarmi. E più commenti aggressivi comparivano e più cercavo di spiegare i miei motivi. La cosa a un certo punto è diventata una marea montante che non riuscivo a controllare, soprattutto perché per alcuni non c’era possibilità di assoluzione: avevo sbagliato e rimanevo una persona deprecabile. Ovviamente è stato facile sfilarmi da questa situazione, da adulto ragionevoleho spento il pc senza difficoltà. Ma mi sono chiesto: come devono sentirsi gli adolescenti che vengono bullizzati sui social? Loro, che si trovano spesso a vivere il bullismo anche nella realtà, perché virtuale e reale per i giovani sono molto più intersecati che per gli adulti, come possono farvi fronte? Se io mi sono sentito attaccato per così poco, posso comprendere quanto male possa fare ai più giovani. E questo mi ha fatto molto pensare.
Ho però trovato un risvolto positivo: la presenza di lettori che hanno compreso appieno il mio messaggio e hanno risposto consigliandomi libri. Ho così scoperto che gli scrittori appassionati di calcio sono numerosi. Certo, Febbre a novanta di Nick Hornby è il più famoso, ma c’è anche un certo Osvaldo Soriano, scrittore argentino di cui si parla così bene. E se pensiamo che Umberto Saba ha addirittura composto delle poesie in onore del calcio, possiamo dire che davvero sport e letteratura hanno qualcosa in comune. Anch’io ho imparato qualcosa di nuovo.