Un libro sul papa del gran rifiuto andava letto e oggi che ci apprestiamo a festeggiare il settecentenario della morte di Dante (1321-2021) a maggior ragione. L’avventura di un povero cristiano è un vero e proprio classico, ma pensare che a scriverlo è stato un comunista che in quell’ideale ci credeva davvero lo rende ancor più interessante.
TRAMA: il romanzo ruota attorno all’avvenimento storico della salita al soglio pontificio del frate che prenderà il nome di Celestino V. La trama non si sofferma sugli avvenimenti storico-politici, ma è profondamente umana e l’analisi psicologica che si genera dai pensieri del protagonista è intensa e dettagliata. Il contraltare di questo umile servo di Dio e della chiesa è il futuro Bonifacio VIII°, che rappresenta bene le necessità del potere temporale di essere governato a scapito della spiritualità.
COMMENTI: è davvero coinvolgente questo romanzo. E se Dante ha condannato Celestino V° all’inferno, da lettore non posso che assolverlo, e di cuore. Il libro è arricchito da una post-fazione che spiega la parte storica e la leggenda legata a un papa che è conosciuto dalla storia come un codardo, quando probabilmente era l’unico a essere rimasto legato autenticamente ai valori della fede.
L’AUTORE: nato a Pescina (L’Aquila) il 1 maggio del 1900 e morto a Ginevra il 22 agosto 1978, Ignazio Silone è stato scrittore, giornalista, drammaturgo, saggista e politico. E’ stato fondatore del Partito Comunista Italiano (PCI), ma venne poi espulso per non aver aderito allo stampo stalinista che la classe dirigente gli aveva dato, preferendo una declinazione dei suoi ideali nel progetto socialista. Fontamara è il suo libro più noto in Italia e all’estero, che denuncia le pessime condizioni sociali ed economiche delle classi operaie. Esule antifascista, è stato sempre molto apprezzato all’estero, mentre in Italia è stato spesso osteggiato a causa delle sue ferme posizioni politiche. Diverse volte è stato candidato al Premio Nobel per la letteratura.