Ieri sera al corso di Biblioterapia dell’imperfezione abbiamo parlato del fascino della cattiveria. Difficile sottrarsi a questa attrazione. Se consideriamo la cattiveria un sentimento negativo non si capisce il fascino che certi personaggi negativi esercitano. Non solo: quante volte abbiamo desiderato essere più cattivi? E’ una sorta di rivincita verso le ingiustizie subite, ma anche un sotterraneo sentimento che ci appartiene profondamente senza volerlo mai ammettere davvero.
Ci ha aiutati a esplorare questo sentimento un racconto di Giuseppe Pontiggia tratto da Vite di uomini non illustri, un brano tratto da Limonov di Emmanuel Carriere e il classicissimo Dr Jackyl e Mr Hayde di Stevenson..
La discussione è stata accesa e interessante. Parlare della cattiveria che aleggia in noi stessi non è semplice. Ancora meno è capire perché possa in qualche modo attrarci. E ci siamo chiesti: può esserci un motivo che giustifichi la cattiveria? Come possiamo difenderci dal suo fascino? Ma dobbiamo davvero difenderci da questo? Qual è il confine tra cattiveria lecita e cattiveria distruttiva?
La prossima settimana parleremo della debolezza. E c’è da scommetterci che la cattiveria, contrappasso della debolezza/bontà, uscirà di nuovo nei nostri discorsi.
Master in biblioterapia: parte la 4^ edizione
A novembre saranno aperte le iscrizioni al Master in Biblioterapia 4^ edizione per una settimana per poterle chiudere prima di fine mese, così da permettere