Se esiste un libro strano e incomprensibilmente attraente, è questo. Philip K. Dick ha creato atmosfere e dialoghi come pochi sanno fare. Descrivendo un mondo che non esiste.
TRAMA: il libro si basa sull’ipotesi che a vincere la Seconda Guerra Mondiale siano stati i tedeschi con i giapponesi e gli italiani. I personaggi sono persone qualunque: un orafo ebreo, la sua ex-moglie insegnante di arti marziali, un antiquario, un funzionario giapponese e un misterioso svedese in viaggio negli Stati Uniti. Le loro vite si intrecceranno in vari modi.
La particolarità di questo romanzo è che il vero protagonista non sono i personaggi, ma un libro di cui si parla. Un libro che racconta un mondo in cui a vincere la Seconda Guerra Mondiale sono stati gli Alleati, creando domande e riflessioni che ad alcuni fanno paura. E che per questo è un libro proibito.
COMMENTI: pubblicato nel 1962 questo romanzo urcronico è affascinante e per nulla scontato. Confesso che la conclusione non è neppure tanto chiara. Ma i personaggi sono ben delineati e il libro nel libro mette in risalto il potere e la necessità della letteratura, soprattutto in regimi totalitari. Si ritrovano considerazioni e lungimiranze oggi verificabili. La possibilità che l’antisemitismo avrebbe potuto entrare nella quotidianità come un fatto scontato nel libro è percepibile e terrificante.
L’AUTORE: nato a Chicago il 16 dicembre 1928 e morto a Santa Ana (California) il 2 marzo 1982, Philip K. Dick è stato uno scrittore che ha avuto una vita travagliata. Cinque mogli, tre figli e un’inquietudine perenne, Dick dagli anni Cinquanta curò una lieve forma di schizofrenia con le anfetamine (prescritte dal suo psichiatra) e questo lo porto verso le droghe e la dipendenza da esse. Nonostante ciò, la sua scrittura geniale diede frutti che non potette godere. Il successo planetario e i diritti d’autore arrivarono dopo la sua morte.