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Biblioterapia nelle biblioteche di Dublino: uno studio

 

Questo interessante articolo intitolato Bibliotherapy Programmes in Dublin Public
Libraries: A Case-Study of Dublin City, Fingal and South Dublin Public Library Services (qui il testo completo in inglese) descrive l’esperienza di alcune biblioteche della capitale irlandese di un progetto di Biblioterapia denominato Power of words simile al progetto Book on prescription (qui il mio articolo in italiano). Il progetto consisteva nel creare una lista di libri adatti per problemi mentali di varia natura e validata da un equipe di specialisti. In un secondo tempo chi ne aveva bisogno veniva inviato dal medico alla biblioteca per la consultazione del libro. La collaborazione tra biblioteca e centri sanitari era stretta e strutturata. L’esperienza inglese ha già dimostrato l’efficacia del programma. La biblioteca come centro anche di informazioni sanitarie più generali per il pubblico è già stato applicato in alcuni casi superando lo schema Book on prescription.

Otto persone sono state intervistate tra il 16 maggio 2011 e il 14 luglio 2011, tra cui cinque bibliotecari pubblici, due bibliotecari di biblioteche scientifiche e un psicologo esperto. Sette di questi interviste sono state fatte di persona, mentre una è stata condotta via email per problemi geografici e di pianficazione.

In questo articolo viene posta l’attenzione sulle opinioni dei bibliotecari rispetto all’esperienza svolta attraverso una ricerca qualitativa. Sono stati intervistati otto professionisti tra il 16 maggio 2011 e il 14 luglio 2011: cinque bibliotecari pubblicl, due bibliotecari sanitari e un psicologo esperto. Sete interviste sono state condotte personalmente mentre una è stata ottenuta via e-mail.
Sono varie le considerazioni fatte. L’esperienza è stata valutata positivamente, e i problemi principali evidenziati sono:

  • la possibile stigmatizzazione e autostigmatizzazione di coloro che accedono alla biblioteca per utilizzare i libri del progetto;
  • la necessità di rendere la biblioterapia un metodo più ampio che riguardi anche altri tipi di problemi di salute (ad esempio il tabagismo) così da ridurre lo stigma su coloro che partecipano;
  • maggiori fondi dal sistema sanitario (come avviene in Gran Bretagna);
  • una maggior pubblicità del progetto con una legittimazione chiara da parte delle autorità sanitarie;
  • standardizzazione del metodo nelle diverse biblioteche che praticano modelli di biblioterapia, spesso molto diversi tra loro, con relativa difficoltà a comparare i risultati delle esperienze;
  • allentare alcune regole (ad esempio riguardo i ritardi nelle consegne) per aumentare l’accesso e ridurre lo stigma.

Questo articolo è molto interessante perché prende in considerazione l’opinione dei bibliotecari che hanno affrontato l’introduzione della Biblioterapia nelle loro biblioteche in modo positivo, seppure non sempre messi nella condizione di dare il meglio (ad esempio, la formazione propedeutica è stata modesta). Il loro punto di vista ha sollevato molte criticità, ma anche una certezza: progetti di Biblioterapia nelle biblioteche sono realizzabili e auspicabili.

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