Domenica sera ho assistito a una rappresentazione teatrale del famoso romanzo di Pirandello Uno nessuno e centomila. Particolare la scelta di mettere scena un Pirandello narratore quando c’è così tanto del suo teatro a disposizione. Si tratta di sperimentazioni teatrali che lasciano spazio a libere interpretazioni di un testo estremamente introspettivo e per nulla semplice da riprodurre sul palcoscenico. Il libro è molto coinvolgente. Quando l’ho letto mi dicevo continuamente che sì, anch’io la pensavo in quel modo e in quell’altro ancora. E’ lo straordinario che si trova nella semplice, eppure incredibile, scrittura pirandelliana.
La rappresentazione, a cui ho assistito in un teatro della provincia di Verona, a Fumane, mi è piaciuta. E’ stata messa in scena dalla Nuova Compagnia Teatrale per la regia di Enzo Rapisarda e la bravura degli attori e il riadattamento del testo li ho trovati di grande qualità.
Il palcoscenico era diviso in due: una parte più piccola a sinistra, dove c’era una panchina sotto un lampione, e una più grande a destra, dove era rappresentata una stanza. La narrazione della storia avveniva sulla panchina, in un dialogo tra un passante e il protagonista. Di tanto in tanto il flusso narrativo prendeva forma nella stanza a destra, dove alcuni eventi venivano inscenati, per poi tornare a essere commentati dal protagonista.
Credo che molti, dopo lo spettacolo, abbiano progettato di acquistare il libro. Da parte mia, che l’ho già letto, penso di tornare in ogni caso al testo, per individuare e capire le differenze, un’analisi che forse mi suggerirà nuovi significati.
Sempre bella la commistione di strumenti narrativi, sempre meravigliosa ogni forma d’arte.