Qualche sera fa ho ricevuto un regalo speciale: un libro pubblicato un secolo fa. La data è il 1915 e l’argomento che tratta è del tutto particolare. Si tratta di un testo di apologetica cristiana indirizzata ai futuri sacerdoti. Lo studente che lo ha utilizzato ha posto una data che presumo segni l’inizio dei suoi studi sul libro: 9 novembre 1920. L’autore del libro è un certo W. Devivier S.J. che risulta essere un francese il cui nome risuona ancora tra gli specialisti del settore. Infatti, la copia in mio possesso è una quarta edizione, ma è possibile trovare la dodicesima edizione in lingua francese e inglese pubblicata nel 2017. Questo mi ha stupito non poco. Già la parola “apologetico” evoca in me qualcosa di antico, di un sistema sorpassato in cui il convincimento delle proprie opinioni non passa dalla condivisione delle idee, ma dal ribattere alle tesi rimanendo ostilmente sul proprio confine, senza mai superarlo o volerlo superare. E’ un qualcosa che trovo incredibile esista ancora. Il fatto di non appartenere ad alcuna fede religiosa forse mi pone in un’ottica parziale. Ma non posso credere che le cose funzionino ancora in questo modo. Non oggi. Non più. O, forse, è proprio perché accade ancora che il presente sta iniziando ad assomigliare così tanto al passato. Un passato piuttosto oscuro di cui fatico a capacitarmi, soprattutto quando noto che la religione riesce ad essere ancora così influente. Lo confesso: non capisco. I libri mi aiutano in questo? Certamente riescono a darmi indicazioni sulla realtà d’oggi. Rimane l’incredulità. Perché, nonostante tutto, il mondo che vorrei è molto diverso e assomiglia a certi romanzi in cui di tanto in tanto mi rifugio. E dove l’apologetica, di qualsiasi tipo, non esiste.
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