Ieri sera, al corso di Biblioterapia all’Università Popolare di Sona, ho parlato dell’efficacia dei romanzi nel comprendere la realtà, i moti dell’anima, le paure, il senso delle cose. Non solo. I romanzi ci permettono di sviluppare riflessioni che non avremmo mai raggiunto spontaneamente, ci aiutano a leggere dentro a noi stessi, rendono sensato ciò a cui un senso non riusciamo a darlo.
Abbiamo lavorato su un unico testo di Romana Petra, Pranzi di famiglia.
Il confronto con i corsisti è stato interessante e fruttuoso. Nella famiglia di ognuno è presente un elemento apparentemente atipico o comunque dissonante da quella che consideriamo la normalità. Ma esiste davvero la famiglia normale? Esiste una regola per definirla tale? E’ emerso chiaramente quanto sia importante parlare all’interno di ogni nucleo familiare. Le recriminazioni a distanza di decenni sono spesso dovute al silenzio, alla inutile sopportazione di quello che viene considerato un torto, ingigantendo la realtà che cresce sempre più sotto la cenere dell’astio.
Il testo ci ha anche permesso di comprendere i diversi punti di vista. Chi sembra avere torto non sempre è colpevole. E chi appare innocente ha anch’esso delle responsabilità.
Sono così tante le sfaccettature che in sole due ore sono emerse che viene da chiedersi: perché è così importante per la società di oggi proiettare l’immagine di normalità anziché di felicità della famiglia? E ancora: esiste davvero la normalità? E siamo così sicuri che la cosiddetta normalità sia la cosa giusta da auspicarci? Per scoprirlo, non ci resta che leggere!