Due anni fa ho potuto visitare a Londra la casa di Charles Dickens proprio nel periodo natalizio. Anche se Dickens ha scritto ben altro, come non pensare al suo Canto di Natale? Vi propongo di seguito un breve excursus tra le foto che ho scattato, in nome dello spirito natalizio.
E’ davvero difficile non entusiasmarsi durante la visita alla casa-museo di Charles Dickens, a Londra. Si trova al numero 48 di Doughty Street, incastonata tra le tante case il cui uscio è identico a ogni altro. Il verde particolare che contraddistingue quello della famosa dimora attira il visitatore e lo incuriosisce: possibile che il famoso Dickens vivesse in uno spazio tanto ridotto, in pieno centro e senza alcun giardino adiacente? Ebbene, il grande scrittore apparteneva a un ceto sociale di alto livello, ma non nobile e quindi non sufficiente per godere di certi privilegi. La sua Londra, quella che ha vissuto, era la città in cui frequentava le redazioni dei giornali per cui lavorava, era il luogo dove poteva vedere i disagi sociali di una società in evoluzione che divenne perno della sua opera letteraria.
L’interno della casa sembra angusto, ma rappresenta bene lo spazio in cui le abitazioni londinesi erano costrette. Era fine novembre quando ho effettuato questa meravigliosa visita, divenuta ancor più meravigliosa per il fatto che era appena stata allestita per il Natale. E tutti sappiamo che Dickens ha dato, con il suo Canto di Natale, un nuovo significato a questa ricorrenza.
L’ombra del suo corpo affissa sul muro è suggestiva, ma non quanto la sensazione che gli arredi e le tappezzerie suggeriscono al visitatore. Sembra che si stia facendo un salto nel tempo. Non importa se lo store pieno di souvenir è in una stanza adiacente: il visitatore con poco sforzo può sentirsi davvero vicino a quella che è stata la vita dell’autore.
Nelle diverse stanze, seppur non così spaziose, la quotidianità appare in tutto il suo fascino. Nel presentare la dimora di Dickens, c’è stato un eccesso nell’utilizzo di orpelli dedicati all’autore, il che rendo un poco artificiosa la ricostruzione. Il tacchino di plastica messo al centro della tavola a ricordare quello che appare nel Canto di Natale ci può stare, un po’ meno i piatti con l’effige di Dickens, quanto mai fuori luogo. Eppure gli arredi mantengono il loro fascino e basta un poco di fantasia per rimanere ancorati positivamente a questa visita, che possiamo considerare una piccola macchina del tempo.
Non vi è alcun dubbio che determinati mobili sono maggiormente suggestivi di altri. La scrivania su cui Dickens lavorava non può che farcelo immaginare seduto a quella sedia, intento a mettere su carta il frutto dei suoi studi e della sua immaginazione. La sensazione provata è strana. E’ come trovarsi al cospetto della sua creatività, che si sente aleggiare ancora nell’aria.
L’esposizione della quotidianità è affascinante quanto le testimonianze della creatività. Sono esposti alcuni vestiti dell’epoca, che ci permettono di immaginare meglio la vita tra quelle mura, che rappresentano solo una parte dell’esistenza dei suoi abitanti. C’era la vita fuori, nella Londra brulicante di persone e di idee. Cene di gala, teatro, circoli letterari e tanto altro restavano nella mente di quanti in quella casa, e Dickens soprattutto, tornavano per riposarsi e rigenerarsi in attesa di riprendere le faccende di tutti i giorni.
Come ci si lavava? Come si dormiva? Come ci si riscaldava? Tutto era differente e le camere che si possono visitare lo testimoniano. Il camino nelle diverse stanze, per quanto affascinante, era un sistema di riscaldamento che non può essere paragonato a quello di cui disponiamo oggi. Non doveva essere facile tenere una buona quantità di legna in queste case affatto spaziose e i residui di fuliggine non erano certo d’aiuto nel mantenere puliti pavimenti ricoperti di moquette e pareti allestite con spesse carte o stoffe da parati. E neppure la biancheria doveva trarne beneficio. Ma era la vita di allora e il genio della letteratura inglese non era diverso dagli altri.
Ogni quanto si faceva il bagno e dove? Non quotidianamente, questo è sicuro. Avveniva vicino a una fonte di calore d’inverno e verosimilmente con l’aiuto di un domestico. Le condizioni igieniche non potevano certo competere con quelle di cui oggi disponiamo, ma Dickens era un privilegiato rispetto a molti londinesi, che non avevano fonte di riscaldamento se non una stufa, e lavarsi con una certa frequenza, seppure inferiore a quella di oggi, era un privilegio.
E il famoso pizzetto di Dickens? Come lo curava? E i capelli ribelli? Ogni particolare che possiamo immaginare ha qui un corrispettivo di vita quotidiana, un atto e un oggetto ben diversi da quelli a cui siamo abituati.
Non vi è alcun dubbio che alcuni reperti di interesse filologico, e non solo, rappresentano nel miglior modo Charles Dickens. Sono le sue opere che ci permettono di conoscerlo veramente. E se la lettura dei suoi libri ci è possibile in ogni momento, ammirare una copia stampata nella sua epoca o uno scritto di suo pugno ci consente di sentirlo più vicino in questa visita che da culturale diventa quasi antropologica. C’è l’autore e la sua creatività in un mondo che a stento riusciamo a comprendere.
Pensate di andare a Londra? Se amate i libri, la casa di Charles Dickens è uno di quei luoghi da visitare assolutamente.