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Letture e malattia: diario di un malato alla ricerca del libro che lo curerà

 

Desiderare un libro anziché un altro cambia con la condizione del momento. Lo sto provando in questo periodo in cui non sto fisicamente bene. Penso a quello che insegno nei miei corsi ai Lettori Volontari e cerco di rendere fruttuosa questa mia condizione analizzando il modo in cui sono cambiato momentaneamente come lettore.
Innanzitutto i momenti in cui ho bisogno di non leggere, ma di stare semplicemente steso a riposare anche ad occhi aperti, sono aumentati di molto. E’ incredibile come la spossatezza fisica possa obnubilare la mente. Questo risponde al quesito per cui in ospedale alcuni malati fatichino a leggere e non desiderino neppure che si legga per loro pur essendo normalmente amanti dei libri. Semplicemente la testa necessita di riposare per ricaricarsi: arriverà il momento opportuno. Perché nei momenti più o meno lunghi di ripresa torna il desiderio, mai sopito, di perdersi tra le pagine. E mai come in quei momenti il verbo riflessivo “perdersi” è adatto. Non è possibile scegliere saggi o libri che impegnino troppo la mente. C’è la necessita di puro svago, di un testo che sia coinvolgente, ma senza bisogno di riflessioni su se stessi o sulle piaghe del mondo. Le preoccupazioni per la propria condizione di salute talvolta è così pregnante che trovare una lettura in grado di catturare l’attenzione diventa un toccasana miracoloso: finita la lettura si torna alle preoccupazioni, ma il tempo passato nell’ “altrove del libro” solleva corpo e mente. Personalmente ho sempre utilizzato i libri di Harry Potter a questo scopo, ma nell’ultimo anno mi sono ritrovato più volte malato (spero questa sarà l’ultima) e i sette libri scritti dalla Rowling li ho già riletti tutti. Allora mi sono dedicato a una biografia di Elisabetta I e ora che l’ho terminata mi trovo a mettere in fila una ventina di titoli, indeciso su quale scegliere. Sembra pazzesco, eppure è così: troppa scelta e troppa indecisione. Dico questo perché andare in ospedale e proporre una lettura sembra una sciocchezza. Ho sempre affermato che non lo è, ora tale convinzione si è ancor più consolidata. Il libro giusto per la persona giusta diventa un assioma ancor più difficile da raggiungere. Ma c’è speranza. Il Lettore Volontario, munito di empatia, di una buona quantità di testi e il giusto sorriso, può proporre e coinvolgere. Molti dei pazienti che incontrerà declineranno l’invito ad ascoltare. Ma tra loro ci sarà chi è nella fase giusta, quando la voglia di lettura spunta a solleticare il desiderio dopo un lungo periodo di assopimento. La verità di cui poco si parla è che un lettore prima o poi troverà un libro o una lettura che lo aiuterà a superare i momenti difficili, mentre chi non legge mai di questo elisir del benessere non potrà mai servirsene. Non esiste una lettura che funga da medicina per chiunque, non è questo la biblioterapia, ma c’è uno stile di vita in cui la mente allenata a leggere mantiene le proprie risorse anche nei momenti difficili. Esattamente come capita a un corpo ben tenuto che affronta una malattia: si trova in difficoltà, ma ha risorse appropriate per farvi fronte. Volete il mio vademecum del benessere? Mangiare sano, non bere né fumare, muoversi e leggere. Poi leggere, leggere e leggere. E, se potete, leggete ancora un po’.

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