In questo interessante articolo destinato agli psicologi dal titolo Back to “Cinderella”: fairytales in the Bibliotherapeutic Dialogue (potete trovare il testo completo e in italiano a cura dell’Università La Sapienza di Roma qui e la versione originale in inglese qui) scritto da Rachel Zoran, professoressa dell’Università di Haifa (Israele), descrive un’analisi delle funzioni delle fiabe nella relazione terapeutica tra psicologo e paziente. Utilizzando la Biblioterapia come metodica in grado di creare una terza voce, è stato possibile individuare le potenzialità dell’utilizzo di un testo con finalità terapeutiche. Infatti, la lettura della fiaba rende possibile, attraverso un re-incontro del paziente con la lettura dell’infanzia, due letture simultaneamente: quella ricostruita dell’infanzia e quella svolta in età adulta con occhi nuovi. Questo tipo di lettura è chiamata ri-lettura. Essa permette una rivisitazione della fanciullezza con gli occhi dell’adulto. L’articolo propone l’analisi di questa metodica riguardo una delle fiabe più conosciute: Cenerentola.
Gli argomenti insiti nella fiaba, e perciò utili in un setting terapeutico, sono la solitudine, il rifiuto, l’abbandono, l’ingiustizia, la costrizione a ritirarsi, la vergogna, l’affrontare le prove e il riscatto. Lo studio è stato reso possibile chiedendo alle studentesse del corso di Biblioterapia dell’Università di Haifa un’analisi della fiaba. E’ stato domandato loro di riscriverla secondo i loro ricordi infantili. In una seconda fase, le partecipanti allo studio hanno condiviso quanto hanno scritto. Nella terza fase è stato chiesto di focalizzare la loro attenzione su un argomento per loro maggiormente significativo della loro infanzia evocato dalla fiaba. Per ultimo, hanno visionato insieme la versione cinematografica di Jim Henson di Cenerentola, chiedendo loro di rispondere ad alcune domande sul film, integrando il tema emotivamente più importante nella fanciullezza con la loro reazione attuale reale in quanto adulte.
Lo studio ha permesso di evidenziare le diverse e personali interpretazioni ed elaborazioni del testo da parte delle partecipanti, permettendo da una parte di evocare i potenziali motivi della trama di Cenerentola e dall’altra di porre una luce su ogni lettrice in quanto persona singola. Si è in questo modo visto in modo pratico l’attivazione della terza voce che può essere proficuamente utilizzata da un punto di vista terapeutico, in grado di evocare problematiche legate all’infanzia e, da parte dello psicologo, di mettere in atto, se necessarie, attività correttive.