Alessandra è una collega infermiera a cui mi diletto prestare e consigliare libri per le letture estive dei figli. Qualche giorno fa mi ha mostrato il disegno della figlia novenne fatto in questo periodo difficile. Lei sta lavorando nel reparto Covid e inevitabilmente la cosa ricade sulla famiglia. E nel disegno si vede perfettamente. E’ una forma di narrazione che davvero merita di essere raccontata per capire, al di là della retorica, cosa accade nella vita personale di chi si occupa dei malati di Covid.
La bambina disegna la madre con la divisa e la immagina (raramente i figli degli infermieri vedono i genitori indossare la divisa) con guanti, mascherina e una cuffietta da infermiera su cui capeggia la scritta del reparto di appartenenza. Ma non la disegna come una persona reale. La mamma è all’interno di un pensiero che lei sta avendo, mentre guarda fuori dalla finestra malinconicamente, con la tazza di tè fumante tra le mani. In questa narrazione si vede tutto il senso di preoccupazione per lei. E si può intuire un senso di mancanza: la madre torna a casa dal lavoro, ma non più come accadeva prima.
Tutto questo osannare gli operatori sanitari a cui stiamo assistendo è fuorviante e pericoloso. Nessuno di noi desidera il titolo di eroe e ancor meno mira a morire per la causa. Ma la gente se lo aspetta. Non considera che ci sono aspetti della loro vita che cambiano senza essere eroici. Le madri che tornano a casa dopo un turno in ospedale non sono più le stesse di prima della pandemia. La perenne preoccupazione di portare il virus a casa. La necessità di rigenerarsi fisicamente nelle poche ore a disposizione senza godere veramente del tempo di riposo. Il dovere famigliare di portare avanti la consueta routine nonostante tutto. La necessità di seguire i figli con un modo nuovo di frequentare la scuola, con un impegno che carica ulteriormente le madri-infermiere di lavoro. Sono donne, queste, che da sempre svolgono una professione che le mette in difficoltà nel conciliare turni di lavoro (e non un lavoro qualunque) e ruolo materno. Da sempre. Senza che mai sia stata attivata una politica seria per sostenerle in questo. Oggi le si vorrebbe sull’altare del sacrificio come eroine della patria mentre il loro unico desiderio è quello di essere madri come tutte le altre. E tornare a esserlo come lo sono sempre state.