Felice tra i libri, ma sempre di corsa. Sono così le mie giornate, che vanno controtendenza rispetto al rallentamento a cui la quarantena ha costretto la maggior parte delle persone. Se il mio lavoro in ospedale non può e non deve fermarsi, anche quello con i libri è importante che prosegua. Tra poco inizierò una lezione online, ieri ho fatto la diretta su Instagram per parlare con Alessandra Manzoni, biblioterapista, della situazione di Milano e dei suoi libri. La mia scrivania trabocca di programmi e cose da scrivere. E, tragicamente, i miei ritmi di lettura sono drasticamente diminuiti e comincio ad avere i primi segni di astinenza: tristezza, pensieri di fuga verso l’ignoto con tutti i libri possibili che riuscirei a tenere tra le braccia, incubi notturni notturni in cui Emily Dickinson ed Harry Potter mi rimproverano mentre Oriana Fallaci mi frusta e la tendenza a rimanere imbambolato davanti ai volumi ancora da leggere nei momenti meno opportuni. La diagnosi è chiara, così come la cura: mi manca la lettura prolungata e devo provvedere quanto prima ad assumerne la quantità necessaria. La dose attuale è poco più che omeopatica. Ho provato a ridurre le ore di sonno, ma non ho più vent’anni e gli effetti sono stati devastanti. Passerà, ci saranno tempi migliori, i libri mi aspettano sempre. Sono fedeli i libri. Ti danno tutto quello di cui hai bisogno. Ti insegnano come affrontare la vita e come difenderti dalle sue avversità. Il libro ti è sempre amico.
Ieri non sono riuscito a scrivere nulla sulla Giornata Internazionale del libro, ma voglio farlo oggi con queste riflessioni. Perché non è mai il giorno sbagliato per ringraziare i nostri amati libri.