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La Resistenza prima della Resistenza: la storia di Piero Gobetti

 

I festeggiamenti per la Liberazione che avvengono oggi non sono solamente per ricordare i combattenti della resistenza della seconda Guerra Mondiale. Ci sono stati personaggi che hanno lottato prima ancora che la catastrofe incombesse, ma non ce l’hanno fatta. Penso a Piero Gobetti, personaggio di una forza incredibile che i giovani conoscono davvero troppo poco.
Piero Gobetti muore il 15 febbraio 1926, molto prima che la verità sul regime fascista venga a galla presso la popolazione. A ventiquattro anni è già un intellettuale di tutto rispetto, che scrive articoli di fuoco contro il regime fascista. Alto, magro, con gli occhiali che gli danno quell’aria da saputello sotto cui si nasconde un’energia vitale da soldato laico, fonda riviste, una casa editrice e riconosce la genialità senza tentennamenti. Uno per tutti: pubblica per primo la raccolta d’esordio di poesie Ossi di seppia di Eugenio Montale, che nel 1975 riceverà il Premio Nobel per la Letteratura. La sua penna infuocata non vuole cedere il passo allo strapotere che Mussolini sta prepotentemente acquisendo. Scrive e ci mette la faccia. E’ per questo che quel giovane, troppo sveglio e troppo ardito, deve essere messo a tacere. Viene ordinato di dargli la giusta lezione. Il 9 giugno 1924 Piero viene avvicinato da una squadriglia che lo percuote a morte. Il giorno dopo scompare Giacomo Matteotti. Ma Piero non si ferma. Fa l’esatto contrario: fonda una nuova rivista e le sue invettive diventano più violente. La vita gli porta un figlio e l’amore sempre presente di sua moglie Ada: un po’ di pace in quella vita tormentata. Ma il suo corpo già fragile, devastato dalle percosse ricevute, lo tormenta. E Mussolini fa in modo di metterlo a tacere sequestrando le riviste, inibendo la sua possibilità di fare l’editore. Decide per questo di trasferirsi a Parigi, dove svolgere il suo lavoro gli sarà permesso. Parte il 6 febbraio 1926, pieno di speranza. Ma il 15 febbraio muore, lasciando in eredità una resistenza che porterà alla liberazione che oggi festeggiamo.

Pochi libri sono disponibili per conoscere le vicende di Piero Gobetti. Credo che anche i romanzieri dovrebbero fare molto di più per riportare alla luce la breve vita di questo giovane italiano. E’ un tipo di modello che oggi non esiste più e di cui si ha estremamente bisogno.
Le letture che sono riuscito a procurarmi sono sicuramente insufficienti, ma qualcuno prima o poi proporrà altro. Almeno lo spero. L’autunno delle libertà è una raccolta di lettere ricevute dalla moglie Ada in occasione della morte del marito. Sono la testimonianza venuta delle personalità culturali del tempo che dimostrano la vicinanza alla vedova e il rispetto per un giovane uomo dalle grandi capacità intellettuali e morali. Mandami tanta vita è invece una romanzo, scritto da Paolo Di Paolo, in cui viaggiano in parallelo la storia di un giovane di oggi con la storia del giovane di ieri che è stato Piero. Molto diverso il giovane di ieri dal giovane di oggi. Ma un esempio che non può e non deve essere dimenticato. Soprattutto in questo importante giorno.

 

 

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