Domani sarà l’ultima lezione del Laboratorio didattico sulla biblioterapia che sto tenendo per il Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona. Quella che vedete nell’immagine è la copertina con cui inizierò quest’ultimo incontro online (ovviamente per il momento l’attività in aula è preclusa). L’argomento conclusivo sarà L’etica e la deontologia dei professionisti della biblioterapia. I loghi che ho inserito nell’immagine rappresentano i tre enti che idealmente disegnano questo argomento: l’IFBPT (Internationa Federation for Biblio-Poetry Therapy), l’Università di Pécs e il Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona. Quest’ultimo è colui che mi ha permesso di portare per la prima volta in Italia la biblioterapia come argomento a sé stante in un ateneo. L’Università di Pécs (Ungheria) è il punto di riferimento europeo per la formazione dei biblitoerapisti, in cui si tiene da alcuni anni il corso biennale post-universitario di biblioterapia. La professoressa Judit Béres ne è la direttrice e con lei ho avuto l’onore di collaborare l’anno scorso. Quello dell’Università di Pécs è il percorso formativo più completo che attualmente si tiene in Europa. L’IFBPT è l’ente federale statunitense che si occupa della formazione e certificazione dei biblioterapisti negli Stati Uniti e che per primo, attraverso le diverse evoluzioni avute nei decenni, si è strutturato per riconoscere la dignità professionale della biblioterapia. Sono tre punti che idealmente si congiungono e rappresentano il riferimento internazionale per chi si occupa di questa materia.
L’etica e la deontologia rappresentano il primo e più importante tassello di ogni professione seria. Per chi si occupa di biblioterapia significa rispettare le competenze (chi non è medico utilizzerà la biblioterapia rimanendo nei propri confini professionali), curarsi della persona e della sua dignità, considerare le norme sulla privacy e garantire il più alto livello di competenza possibile. Ne parlo nell’ultima lezione perché prima c’era molto da imparare. Ma l’etica e la deontologia sono il primo gradino per pensare alla biblioterapia come possibilità professionale. E guardare nel tempo agli esempi internazionali più all’avanguardia può essere il modo migliore per mantenere tale proposito. La biblioterapia non s’inventa: è tutto già scritto. Ci sono da studiare le ricerche svolte. Le esperienze che altri hanno fatto sono il faro che illumina la strada a noi, che solo in questi ultimi anni abbiamo scoperto che i libri possono darci molto più di quello che pensavamo.