una stagione selvaggia

L’albero di Goethe (9)

 

Oltre al fascino del titolo, ho deciso di leggere questo libro perché attirato dalla fama dell’autrice, Helga Schneider. Scrittrice prolifica riguardo i temi della Shoah, essendo lei stessa stata testimone diretta delle atrocità naziste dal punto di vista di una bambina tedesca, Helga Schneider è sinonimo di delicatezza nell’affrontare anche i temi più duri attraverso una scrittura piacevole e chiara. Come rinunciare a un suo libro consigliato da una lettrice fidata?

TRAMA: Willi è un quattordicenne che finisce quasi per errore in un campo di concentramento. Ma non entra in una zona qualsiasi, bensì in un campo di rieducazione per sovversivi politici, omosessuali, testimoni di Geova, zingari e altre categorie che per i nazisti erano indesiderabili. Entrato nel campo, Willi perde la memoria,  ma si trova supportato da amici fidati che diverranno una sorta di famiglia. E in mezzo al campo, un albero che testimonia la passata grandezza della cultura tedesca, ora distrutta dalle atrocità naziste.

COMMENTI: questo libro di Helga Schneider è particolarmente interessante in quanto affronta argomenti riguardanti la Shoah poco frequentati. In particolare, giunge a parlare degli abusi sessuali cui, in modo diretto e indiretto, giovani ragazzi erano costretti. Il libro è pensato per un pubblico giovane e, nonostante l’estrema delicatezza dell’argomento, Helga Schneider riesce a parlarne senza cadere né in censure, ma neppure nell’eccesso.

L’AUTRICE: nata il 17 novembre 1937 in Slesia, Helga Schneider è un’autrice tedesca naturalizzata italiana che scrive i suoi libri in lingua italiana.
Abbandonata dalla madre all’età di quattro anni, che si arruola nelle SS, si ritrova con una matrigna che non la ama e la fa internare in un collegio per bambini difficili. Presa in custodia dalla nonna, si trova a dover vivere in una cantina sotto i continui bombardamenti alleati. Tra le varie esperienze vissute, nel 1944 lei e il fratello vengono scelti tra i bambini destinati a far visita a Hitler all’interno di una campagna propagandistica.
Dal 1963 Schneider vive a Bologna. Tra i suoi libri, particolare è l’autobiografico Lasciami andare madre in cui parla della ritrovata genitrice ancora convinta della correttezza delle sue scelte scellerate.

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