Per noi lettori il Premio Campiello è quello tenuto in maggiore considerazione, visto che la giuria è composta da lettori di diversa estrazione e non da calcoli fatti a tavolino. Non mi ha particolarmente colpito il nome del vincitore dell’edizione 2020, sconosciuto al grande pubblico, Remo Rapino al suo incredibile esordio letterario con Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio. Mi ha colpito invece la casa editrice che l’ha pubblicato e accompagnato in questa avventura. La Minimum fax non posso scordarla perché quando ero un giovane lettore mi rimase impresso la timida nascita di questo gruppo di persone che aveva deciso di mettere in piedi una casa editrice in tempi (erano gli anni Novanta) in cui già l’editoria non era il campo più fiorente del mondo. Oggi le case editrici minori sono molte, ma solo poche emergono sulle altre. Ma al tempo la Minimum fax fece storia e oggi è tra i grandi nomi non dipendenti dal gruppo Mondadori. Conosco un professore universitario che colleziona libri di questa casa editrice a partire dal primo messo sul mercato, convinto che diventeranno pezzi importanti. E forse ha ragione.
Magari mi sbaglio, ma credo che sia la prima volta che un libro di questa casa editrice vince un premio così prestigioso. Una ragione in più per credere che anche oggi è giusto credere nei giovani che desiderano fare di qualche settore del mondo dei libri la loro professione. L’intraprendenza degli ex-giovani (mi perdoneranno per questa insolenza) che hanno fondato la Minimum fax dimostra che se ci credi davvero puoi farlo diventare vero.
