Questo articolo è stato scritto da due professori della Brigham Young University (USA) e parla dell’utilizzo della biblioterapia come strumento per supportare i bambini a rischio di insuccesso scolastico e relazionale.
Il titolo del lavoro accademico, pubblicato nel 2006, è Using Children’sBooks asBibliotherapy forAt-RiskStudents: A Guidefor Teachers e al momento è liberamente scaricabile qui.
DESCRIZIONE DELL’ARTICOLO
All’interno della scuola si decide il futuro. Ci sono bambini la cui sorte dipende dalla capacità di ottenere almeno un discreto successo scolastico per emanciparsi da una situazioni familiari e ambientali difficili. La condizione di rischio non è “diagnosticabile”, ma può essere considerata un continuum su cui è possibile intervenire per modificarne la progressione negativa. Genitori violenti o atti all’uso di droghe, depressi o detenuti in carcere, difficoltà economiche, ma anche il divorzio complicato dei genitori sono solo alcune delle condizioni che possono rendere soggetto a rischio un bambino.
La proposta dell’articolo riguarda l’applicazione della biblioterapia attraverso 10 step sequenziali: sviluppare una relazione di fiducia e confidenza con lo studente; identificare altri membri del personale scolastico che potrebbero collaborare nel progetto; sollecitare il supporto dei genitori o tutori dello studente; definire un problema specifico che lo studente sta vivendo; individuare obiettivi e attività per affrontare il problema; ricercare e selezionare libri appropriati per la situazione; presentare il libro allo studente; incorporare attività di lettura nelle attività individuali e di classe; implementare attività di post-lettura; valutare gli effetti della biblioterapia sullo studente.
Chi studia biblioterapia applicata nei miei corsi, potrà individuare in questi step il processo biblioterapeutico e le sue fasi, a conferma della validità del metodo in ambiti così diversi. All’interno dell’articolo le fasi vengono spiegate e una storia che racconta il lavoro svolto da un’insegnante correda e chiarisce i concetti.
CONCLUSIONI
Questo lavoro accademico, seppure abbia il grande pregio di essere costruito su solide basi teoriche e di entrare allo stesso tempo nel dettaglio dell’applicazione pratica, per alcuni aspetti ricalca l’organizzazione scolastica americana, diversa da quella italiana e questo rappresenta un limite. Inoltre, la descrizione dell’esempio dell’insegnante e del bambino senzatetto (gli Stati Uniti sono lo Stato occidentale con il più alto tasso di povertà infantile) indica che la disponibilità necessaria per applicare la biblioterapia con soggetti così delicati talvolta superi i confini contrattuali del proprio ruolo. Pregevole la differenziazione tra l’attività terapeutica sulle emozioni dello psicologo con quella di discussione e condivisione che spetta agli insegnanti e su cui poggia la biblioterapia. Altro limite dello studio (in realtà è un problema che nasce dalla mancanza di ricerca sulla biblioterapia in Italia) è che i consigli sui testi utilizzabili in appendice (con titolo, sinossi ed elemento di rischio da affrontare) esistono solo in lingua inglese.