La biblioterapia erogata attraverso Internet sta diventando sempre più non solo una novità, ma anche una necessità. La pandemia di Covid-19 ci ha imposto di ridurre i contatti sociali e questo ha improvvisamente modificato tutte le forme di aggregazione sociale, incluse quelle destinate alla biblioterapia. Ma l’idea di utilizzare la rete per erogare servizi di biblioterapia non è nuovo. Lo studio che vi presento è del 2012 e ha come titolo E-Bibliotherapy System : Book Contents for Improving Quality of Youth’s Life.
DESCRIZIONE DELL’ARTICOLO
La cosa interessante è che questo articolo non proviene da una facoltà universitaria umanistica, ma di informatica. Precisamente, dell’Università di Mahasarakham, in Tailandia. Lo studio in sé è limitato in quanto descrive la biblioterapia, le difficoltà cui vanno incontro i giovani e il motivo per cui la biblioterapia può essere utile a questa fascia di età. La proposta però è interessante: creare un database di letture da proporre ai ragazzi e in cui raccogliere le loro impressioni. I libri sono divisi per argomento da affrontare. I ragazzi che vogliono cercare di comprendere meglio un problema possono cercare il libro più adatto a loro. Inoltre, gli utenti di questa piattaforma possono interagire e quindi condividere anche le proprie problematiche. Lo studio ha cercato di capire quali sono gli argomenti che i ragazzi cercano maggiormente e il grado di soddisfazione del servizio.
CONCLUSIONI
Seppure lo studio abbia individuato i problemi principali affrontati, che sono i tipici degli adolescenti, e individuato un alto tasso di soddisfazione, ci sono dei limiti che vorrei evidenziare. Innanzitutto, la ricerca non tiene conto del campione studiato in modo oggettivo: accede al sistema solo chi ha gli strumenti e la media della popolazione temo non li possegga. In secondo luogo, il sistema proposto, visto anche la data dell’articolo, oggi sarebbe improponibile perché troppo spartano. E ancora: l’autosomministrazione di libri, scelti per indice dei problemi, è un metodo che riduce enormemente le potenzialità della biblioterapia e non tiene conto dell’esclusione a priori di chi ha bisogno di essere accompagnato nella scelta con determinati strumenti.
Lo studio rimane comunque interessante perché propone un approccio a distanza della biblioterapia, avviando una riflessione che oggi si sta ampliando. Nel panorama degli studi che trattano l’argomento, questo è uno dei primi e a tutt’oggi non sono numerosi quelli che trattano il tema. Oggi che è possibile lavorare con le piattaforme di teleconferenza con una certa facilità, ma è ancora ridotto l’utilizzo di biblioteche virtuali (dove poter prendere in prestito l’ebook) e questo dovrebbe essere ampliato. Spero che al più presto si cominci a misurare l’efficacia dei servizi di e-bibliotherapy e la loro potenziale evoluzione così come le diverse modalità da indicare ai professionisti che utilizzano la biblioterapia nei diversi campi.