bibliopsicologia

Bibliopsicologia: un articolo che descrive un diverso punto di vista

 

Bibliopsychology, Bibliopedagogics, Bibliotherapy: History, Theory, Practice è un interessante articolo, scritto da Nataliya L. Karpova, professoressa dell’Institute of Psychology, Russian Academy of Education (Mosca), che guarda agli effetti della lettura attraverso autori differenti a quelli cui siamo abituati e ci offre la possibilità di giungere alle stesse conclusioni, ma seguendo un nuovo percorso concettuale.

DESCRIZIONE DELL’ARTICOLO

 Secondo Humboldt il linguaggio non è uno strumento pronto per l’uso, ma è un mezzo di autoespressione e comprensione della vita. Dilthey afferma che comprendere i testi letterari porta alla luce determinate dinamiche psicologiche e indica, quindi, quanto si può trovare nello studio complessivo della letteratura. Fin dagli anni Venti del Novecento, Rubakin ha studiato quella che ha chiamato Psicologia bibliologica che ha trovato sede all’interno dell’Istituto internazionale di Losanna. La Psicologia bibliologica è definita come lo studio di tutti i fenomeni psicologici associati alla creazione, circolazione e utilizzo di testi stampati, scritti e orali. Tan completa la teoria di Rubakin affermando che è possibile approcciarsi alla Psicologia bibliologica studiando in modo complessivo le dinamiche tra la triade LETTORE-LIBRO-AUTORE. Compito della Psicologia bibliologica è studiare modi pratici per permettere la creazione, circolazione e utilizzo dei racconti orali o stampati in ogni sua forma. Anche se sono di estrema utilità, semiotica, linguistica, estetica ricettiva ed ermeneutica devono essere ricongiunte in un unico studio che possiamo definire olistico della letteratura come strumento biblioterapeutico, considerando questo termine in modo ampio e inclusivo di psicologia, pedagogia e biblioterpia specifica. Secondo questo approccio, il punto di vista del lettore è fondamentale, ma non unico perché studiare anche le intenzioni dell’autore può diventare utile nelle dinamiche “terapeutiche”.
Un’opera di finzione diventa una fonte di consapevolezza culturale del mondo e di sé per ogni persona. Secondo Rubakin, il libro è un potente strumento di lotta per la verità e la giustizia. La lettura, quindi, va vista come una strategia di vita. Tikhomirova, sulla scia di Rubakin, considera l’importanza dei bibliotecari per aiutare alla formazione di una personalità socialmente adattata e creativa, ovvero capace di utilizzare i libri per l’evoluzione personale. Lo può fare consigliando libri, aiutandolo a diventare autonomo nella scelta e insegnandogli a leggere efficacemente ed emotivamente. Nekrasova, infine, indica come sia possibile utilizzare la biblioterapia per i bambini balbuzienti introducendo la disciplina all’interno della logopsicoterapia di gruppo familiare.

CONCLUSIONI

L’articolo descritto è interessante da diversi punti di vista, anche se non sempre di facile comprensione. Innanzitutto, conferma ciò che già sapevamo sulla biblioterapia, nonostante gli studi siano indipendenti da quelli sviluppati negli Stati Uniti. Infatti, mentre Crothers nel 1916 coniava il termina Biblioterapia, Rubakin in Russia ragionava sulla Psicologia bibliologica, che oggi possiamo inserire nelle discipline collaterali alla biblioterapia stessa. Molto interessante il completamento delle Teorie della ricezione del testo di Jauss e Iser attraverso la considerazione dell’autore come elemento necessario per una visione olistica delle dinamiche della lettura.

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