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La bellezza che salva: cose da sapere sull’arte nei campi di concentramento

 

E’ con grande stupore che l’anno scorso ho scoperto come una serie di artisti ebrei, rinchiusi nei campi di concentramento nazisti, hanno prodotto musica e letteratura pur reclusi e maltrattati. Parliamo di persone che già prima vivevano per l’arte, genialità strappate a un percorso che gli avrebbe permesso di diventare dei grandi.

Parleremo di varie personalità: un compositore che scriveva le note sulla carta igienica, lottando con tutto se stesso per salvare la sua opera ancor prima della sua vita; una giovane ragazza che, grazie alle sue canzoni, rallegrava le compagne molte delle quali, sopravvissute, ricorderanno il conforto di quella voce per sempre; una giovane scrittrice che si dedicherà ai bambini con racconti e riuscendo perfino a fargli fare dei disegni.

Di fronte a questi esempi, possiamo farci una domanda: quanto diverso sarebbe stato il panorama musicale mondiale se queste genialità avessero potuto sopravvivere e portare altri tipi di evoluzioni della musica? Se Primo Levi ha dato alla nostra letteratura ciò di cui è stato capace, quali opere letterarie immortali avrebbero potuto nascere e quali sentieri altri la letteratura e la poesia avrebbero potuto intraprendere grazie agli scrittori scomparsi?

Pochi lo sanno, ma è stato un musicista italiano,  Francesco Lotoro a ritrovare e ricostruire, per quanto possibile, quelle opere musicali, lavorando tutta la vita per riprodurle e dare musica a quelle note che l’orrore ci aveva sottratto: la musica concentrazionaria.

Lunedì 25 gennaio 2021 dalle 20.30 alle 22.00 potrete assistere alla conferenza LA BELLEZZA CHE SALVA: L’ARTE NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO NAZISTI in cui parlerò di questo e di molto altro. Qui trovate tutte le indicazioni per partecipare.

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