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Il grande equivoco in biblioterapia

 

Mi trovo più spesso a rispondere alla seguente domanda: se voglio partecipare a un gruppo di biblioterapia devo arrivare avendo già letto il libro o i libri di cui si parla?

La questione va chiarita perché capita che alcuni rinuncino a partecipare a un laboratorio pensando: “senza aver prima letto il testo non sarò in grado di partecipare”. In realtà è esattamente il contrario. Certamente chi conosce già il testo parteciperà in un modo differente rispetto a chi non lo conosce, senza che questo sia un problema. Inoltre, in un laboratorio spesso si utilizzano tanti testi diversi provenienti da libri differenti. Quindi è impossibile chiedere una preparazione al laboratorio di leggerli tutti in anticipo. Non solo. Il testo che veicola la discussione può appartenere a una più ampia trama che c’entra poco con l’argomento e può piacere o meno. Sarà compito del biblioterapista interessare a quel testo nel caso ne valga la pena, e solo come consiglio letterario.
Ho sperimentato negli anni vari modi di utilizzare i testi. Nei gruppi che incontravo più volte ho provato, da un incontro all’altro, a proporre dei brevissimi testi da leggere a casa in preparazione del laboratorio della settimana successiva, ma questa richiesta creava un problema. Se era vero che alcuni arrivano avendo letto il brano, la maggior parte non lo aveva fatto e quindi dovevo lavorare come se nessuno lo avesse preso in considerazione. Compresa la questione, da allora a nessuno chiedo una lettura anticipata, ma sono io che cerco di parlare dei libri che utilizzo in modo stimolare, senza mai “obbligare”, a leggerlo dopo l’incontro. In questo modo raggiungo un duplice obiettivo: lavoro con i partecipanti considerando tutti estranei al testo con grande tranquillità di ognuno e prolungo l’effetto del laboratorio laddove riesco a convincere a leggere il libro con calma e libertà.

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