Per noi del Corso di aggiornamento in biblioterapia, che si sta tenendo presso l’Università degli studi di Verona, è stata una sorpresa particolare apprendere la vittoria del premio Strega di Emanuele Trevi e vi spiego perché.
Sabato scorso Massimo Natale, professore associato dell’ateneo veronese e docente di Letterature applicabili, ha tenuto la sua ultima lezione in programma. Letterature applicabili è una materia che contiene la parte teorica di narratologia e l’analisi approfondita dei testi di alcuni autori. Tra questi c’era, per l’appunto, Emanuele Trevi. Il libro discusso era Sogni e favole. La sua candidatura al premio Strega è apparso velocemente nel parlarne e il titolo non era quello presentato alla competizione letteraria. Ma che sorpresa questa mattina scoprire che uno scrittore studiato sui banchi del corso di biblioterapia diventa improvvisamente notissimo (anche se Trevi è comunque già conosciuto).
La chat degli studenti, già dal primo mattino, si è riempita dell’entusiasmo tipico di noi lettori, che abbiamo rockstar a cui guardare ben diverse da quelle che si esibiscono nei concerti, ma altrettanto vivi e ispiranti.
La felice scelta di Massimo Natale nel progettare il programma di una materia all’interno di un corso nuovo e particolare come quello sulla biblioterapia dimostra una cosa: la letteratura, quella scelta con cognizione di causa, studiata e amata, è lo strumento essenziale di questa disciplina, che altro non è se non il far vivere i libri nella vita di tutti i giorni non come un passatempo, ma quale stile di vita per una longevità sana e creativa.
M’immagino i nostri corsisti utilizzare i testi di Trevi quando cominceranno a tenere i loro laboratori di biblioterapia, attrezzati delle conoscenze apprese a lezione, ma anche dell’entusiasmo in più che questo premio ha fornito loro.
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