Il 31 luglio 2021 sarà l’ultimo giorno del Corso di aggiornamento in biblioterapia tenuto all’Università di Verona in cui sto lavorando in questi ultimi mesi. Finiremo con il botto perché venerdì e sabato a tenere le lezioni sarà Judit Béres, professore associato dell’Università di Pécs in Ungheria e direttrice del corso biennale post-universitario in biblioterapia.
Per me continua a essere bello imparare. Nonostante undici anni di attività di biblioterapia in cui l’ho praticata e insegnata, trovare dei luminari che possono dare agli studenti che seguo e a me altri stimoli per imparare cose nuove, lo trovo fantastico. E ascoltare Judit Béres permetterà di realizzare tutto questo.
Ecco com’è andata al primo corso di biblioterapia
Anche se gli studenti (in realtà soprattutto studentesse) sosterranno l’esame finale solo a settembre, credo si possa già fare un primo bilancio dell’intero corso svolto. Non mi baso su dati, che verranno raccolti più avanti, ma su impressioni e feedback.
Il primo dato evidente è l’entusiasmo. Le studentesse sono soprattutto professioniste, ma anche volontarie esperte nel settore della lettura, in ogni caso persone che hanno già un folto background di conoscenze e di esperienze. Devo dire che hanno dimostrato un grande slancio e una forte partecipazione, certamente oltre le mie aspettative.
Oltre al ruolo di organizzatore e docente, sono stato anche tutor d’aula. Per essere più veloce nelle comunicazioni ho creato un gruppo whatsapp, luogo virtuale che si è trasformato in uno strumento utile per la creazione dell’affiatamento tra le studentesse. Sulla chat del gruppo ho letto di libri consigliati, di impressioni sulle lezioni, addirittura di auguri di compleanno. Considerate che almeno 2/3 di loro ha seguito online, ma questo le ha penalizzate solo in parte. Dopo le lezioni ritornavano sugli argomenti e sull’idea che si erano fatte.
Un altro interessante elemento da considerare è l’attenzione durante le lezioni. Cinque ore con due pause, nella maggior parte dei casi con un unico docente e trattando un’unica materia, non sono facili da gestire. Mantenere alta l’attenzione diventa un’impresa. Ma tutti i docenti sono stati d’accordo, al termine delle loro lezioni, nel dire di aver percepito una forte partecipazione, anche in chi seguiva a distanza. Merito dei docenti, ma sicuramente anche dell’interesse dei discenti.
I sogni per il futuro con la biblioterapia
Confesso che mi dispiace un po’ aver terminato questo percorso. Sono orgoglioso di aver partecipato all’avvio e allo svolgimento di questa prima formazione in Italia a essere erogata da un’università, ma credo che l’obiettivo debba essere più ambizioso. Abbiamo creato un percorso di 88 ore, ma all’estero, nei corsi più accreditati, si lavora con almeno il quadruplo. E allora sogno. Sogno un percorso in cui ci siano almeno 300 ore di docenza frontale, laboratori e role playing. Sogno un tirocinio per gli studenti da realizzare dopo le simulazioni in aula. Sogno una tesi finale per coronare una lunga formazione. E visto che sto sognando, ci metto dentro anche un bel centro di ricerca universitario che si occupi di biblioterapia e di narrazione in ambito di crescita e cura. Sogno troppo? Forse sì. Probabilmente sono cose che non si realizzeranno mai, ma che importa? Chi crede nei libri crede nei sogni. E io nei libri ci credo profondamente.
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