Quante volte vi siete trovati a decidere se partecipare a un gruppo, ma avete rifiutato perché pensavate vi sareste sentiti inadeguati o giudicati? La stessa situazione porta un notevole numero di persone a rinunciare a partecipare ai gruppi di biblioterapia. Ecco quali sono i loro timori e come possono superarli.
La paura del giudizio
In un gruppo tutti ascoltano tutto e giudicano. E guardano. E io non voglio essere giudicato. Questo è il pnsiero che frena nel partecipare a un gruppo di biblioterapia. Si teme il giudizio per il proprio aspetto, per l’impaccio che possono sentire in sé i neofiti, per le parole sbagliate che possono essere pronunciate, per il tono di voce e via di questo passo. La lista può diventare infinita perché infinte sono le paure. In realtà nei laboratori accade esattamente il contrario: ci si sente accomunati dagli stessi timori e si diventa alleati. La prima cosa che dico quando apro un laboratorio è: “Qui non c’è un giusto o uno sbagliato. Quello che direte sarà sempre importante”.
Il timore di non essere all'altezza
Quando si lavora con i libri c’è spesso un pregiudizio legato a un’associazione di idee sbagliata: se ci sono i libri di mezzo, sicuramente serve essere colti e leggere tantissimo. E se non ho questi prerequisiti non potrò mai essere all’altezza. Nell’ambito della biblioterapia questo è assolutamente falso. Uno dei compiti del bibioterapista è quello di trovare il materiale letterario adatto alle persone, senza alcun obiettivo didattico. Amo dire che se non avessi letto Topolino non avrei incontrato Dante. Lettori non si nasce, ma si diventa e questo avviene in un processo in continuo divenire. Chi giudica rimane chiuso in una torre d’avorio, mentre chi entra in un laboratorio di biblioterapia si affaccia alla letteratura come su un immenso campo di fiori.
E se non si ha nulla da dire?
Altra paura diffusa da parte di chi vorrebbe partecipare a un laboratorio di biblioterapia, ma ne è intimorito, è quella di non avere nulla da dire. E quindi? È vero che il laboratorio prevede una discussione, ma nulla toglie che ci possa essere chi desidera stare solo in ascolto. È un diritto. Spesso è il presupposto per aprirsi quando ci si sentirà pronti, ma senza alcun obbligo. Qualcuno potrebbe decidere che parlare non fa per lui. In realtà non ho mai trovato qualcuno che restasse sempre in silenzio, ma non perché fosse stato obbligato a parlare, ma per il nascere di un desiderio spontaneo.
La difficoltà di condividere
Un altro timore è quello legato alla condivisione. Spesso nei laboratori si parla delle trame e dei personaggi dei libri, ma poi si passa a parlare di sé. Fa parte del processo di crescita legato al confronto. Si manifesta diversamente da un gruppo all’altro e da una persona all’altra. Magari si vorrebbe parlare, ma farlo non è facile. Per rendere più agevoli le cose a inizio dei laboratori raccomando sempre di mantenere la privacy, di non raccontare in giro quello che viene detto. L’ambiente del laboratorio vuole essere un ambiente protetto e sicuro, in cui le persone si sentono a proprio agio. Solitamente tra i partecipanti nasce un’alleanza che rende possibile sentirsi sempre più tranquilli nel rivelare qualche parte di sé. Ma anche qui vige una sola regola: nessuno viene obbligato a fare o dire nulla.
Il terrore di parlare in pubblico
Ultimo, ma non ultimo è la paura di parlare in pubblico. Questo è sicuramente uno delle paure più diffuse. Se è vero che nessuno è obbligato a parlare, è pur vero che serve presentarsi, assentire o meno, riferire alcune questioni tecniche. Chi teme di parlare in pubblico si sente in difficoltà indipendentemente dal numero di parole da pronunciare e dal numero di persone che lo ascoltano. Al contrario, penso che i laboratori di biblioterapia siano un’ottima palestra per affrontare questa paura. Il luogo è sicuro e non giudicante. Vengono rispettati i tempi di ognuno. Non serve prepararsi per parlare, semplicemente si esprimono opinioni e questo rende più facile esprimersi.
Niente paura, siamo tra lettori
Ogni paura è comprensibile. Ma in ogni laboratorio di biblioterapia che deciderete di frequentare troverete un biblioterapista che sarà accogliente, che proteggerà chi è in difficoltà e arginerà chi dovesse soffrire di logorrea. Gli incontri in un laboratorio possono essere davvero entusiasmanti: persone che desiderano condividere e tanti personaggi letterari che diventano amici nostri. Un gruppo così bello non si trova da nessuna parte.
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