Sono rimasto allibito dalla questione attorno alla conferenza su Dostoevskij che lo scrittore Paolo Nori avrebbe dovuto tenere all’Università Bicocca. Per i pochi che non la conoscono, riassumo: dato il conflitto in corso, l’università ha dapprima annullato la conferenza come forma di sanzione intellettuale verso la Russia per poi, dopo le proteste generali, riproporla, ma chiedendo che ci fosse un bilanciamento parlando di un autore ucraino.
Quando la ritorsione si chiama censura
In questi giorni concitati siamo tutti sconvolti e coinvolti dalla guerra in corso in Ucraina. La forza delle sanzioni e il senso di unità, assolutamente inaspettati, a cui stiamo assistendo, ci aiuta a essere più empatici e schierati. Tutti desideriamo fare qualcosa per far cessare questo conflitto insensato. Deve essere questo lo spirito con cui un’università prestigiosa come la Bicocca ha intrapreso questa iniziativa. Eppure si fatica a giustificarla quando l’unica colpa di Dostoevskij è quella di essere russo. Se fino ieri era un genio della letteratura mondiale, com’è possibile che oggi questo sia cambiato? Quale responsabilità può avere nella follia di Putin? Seppure possiamo giustificare le intenzioni dal difficile momento, questo atto si chiama semplicemente censura.
La letteratura in nostro aiuto
In questo momento c’è bisogno esattamente del contrario della censura: entrare in contatto con la letteratura per aiutarci a capire, per rinnovare la nostra capacità di pensiero, per confrontare i fatti reali e inventati e aprire nella nostra mente nuovi orizzonti. La letteratura russa, tra l’altro, è ricchissima di storie che ci aiutano a comprendere i conflitti e le persone. Soprattutto le persone e la loro umanità. Siamo di fronte a qualcosa di molto più grande di quello che pensiamo. Non possiamo liquidare un autore descrivendolo semplicemente come uno che ha scritto dei libri, particolarmente in questo caso. Dostoevskij è un padre della letteratura russa, che ne ha segnato per sempre alcune caratteristiche e che continua ad essere fonte d’ispirazione. Per questo Paolo Nori ha scritto una biografia preziosa (qui): per mettere a disposizione di tutti l’universale che c’è in lui.
I confini che non esistono
Rispetto a questa iniziativa, dobbiamo fare un’ulteriore considerazione: i confini russi di oggi non sono quelli di ieri. Se fate una ricerca sugli esponenti della letteratura russa, non troverete solamente quelli che sono nati all’interno del territorio dell’attuale Russia. Gogol’, nato in Ucraina, non è forse appartenente alla letteratura russa? Io credo che la letteratura non abbia confini. Ci sono scrittori che appartengono a un Paese e scrivono contro quel Paese che li denigrano: dobbiamo forse non sposare le sue recriminazioni perché nato in quel luogo? Capirei se parlassimo di un autore di regime con idee autoritariste e non è questo il caso. E non dimentichiamo una cosa: la letteratura non ha confini e nessuno può imporne.
Per concludere
Al momento non sappiamo ancora se Paolo Nori parteciperà alla conferenza. Gli è stato chiesto di bilanciare l’autore russo con un ucraino, ma la cosa desta ancora perplessità (qui). Personalmente trovo che sia tutto paradossale. Che uno scrittore nato duecento anni fa sia accostabile alla follia di Putin oggi non ha senso.
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