Biblioterapia Italiana

Un nuovo logo per Biblioterapia Italiana

Forse non tutti l’hanno notato, ma da qualche  mese a questa parte sto lavorando per ristrutturare il mio sito e migliorare sempre di più i contenuti offerti. Se questo da una parte sta richiedendo una maggiore quantità di tempo e di studio, che non mi dispiacciono affatto, dall’altra sto ingaggiando una strenua lotta con la tecnologia. Ma oltre questo, un punto nodale sta nel cambiamento del mio logo, che ha una storia tutta sua.

La nascita del sito

Quando nel 2010 ho cominciato a lavorare con la biblioterapia (qui il primo post), decisi di aprire un blog per affacciarmi alla rete. Gli smartphone non erano ancora diffusi e la navigazione da pc era comunque visivamente ben diversa da quella a cui siamo abituati oggi. Non parliamo della velocità di navigazione. Da subito l’idea fu di focalizzarmi sulla biblioterapia in Italia e scegliere il nome Biblioterapia Italiana fu naturale. Nessun calcolo riguardo agli algoritmi, ai parametri SEO o al marketing, solo il semplice desiderio di condividere la mia esperienza. Essendo neofita assoluto della rete e un non nativo digitale, scelsi il format di Google per i blog con suffisso -blogspot.com (qui). Mi limitai a scegliere uno dei template presenti e iniziai a scrivere brevissimi post, antenati di quelli che scrivo oggi. Allora non avevo assolutamente pensato a un logo, finché non mi fu suggerito di trovarne uno per rendermi più riconoscibile. Anche su questo versante però ero inesperto: che fare?

Il primo logo di Biblioterapia Italiana

Esattamente come faccio quando cerco buoni libri, anche per il logo mi sono affidato ad appassionati per un consiglio. Parlando con una collega di lavoro, scoprii che suo marito amava questo genere di attività e dopo una chiacchierata con lui, gli chiesi di disegnarmi qualche logo tra cui scegliere. Il messaggio doveva essere chiaro: l’amore per la lettura è la cosa più importante del mio lavoro con la biblioterapia. Esclusi quelli che facevano maggiore riferimento alla terapia che alla letteratura, innamorandomi di quel viso chino su un libro aperto che esprimeva il suo amore con un tenero cuore. Con non poca fatica lo inserii nel mio blog, iniziando a farlo circolare in rete, ma non mi limitai a questo. Stampai i primi biglietti da visita con il logo. Confesso che fu emozionante averli tra le mani la prima volta. Per chi di voi è nato come professionista intellettuale, il distribuire biglietti da visita apparirà cosa normale, ma per me non era così. Lavoravo come infermiere in ospedale e non in un ambulatorio, ma in corsia, dove il lavoro era duro e faticoso, in cui le funzioni intellettuali venivano utilizzate in tutt’altro modo e i professionisti erano circoscritti in un unico campo. Ma nella mia vita parallela mi ritrovavo a dover vestire abiti differenti ed entrare in un mondo che mi appariva stupefacente e a cui era difficile abituarsi, a partire dal possedere un logo e un biglietto da visita con cui presentarsi.

Il nuovo logo di Biblioterapia Italiana

Sono passati parecchi anni da quel mio inizio. A giugno festeggerò i miei primi due anni da biblioterapista a tempo pieno, a ottobre i dodici di attività. Quel mio primo logo è diventato per me storico e di biglietti da visita ne ho distribuiti molti, strumenti abituali che mi identificano con i libri sempre con me nella borsa. Ma entrando in una dimensione professionale a tutto tondo, ho dovuto cominciare a fare i conti con i limiti di quel viso chino sul libro. Come molti professionisti, mi sto affidando a esperti dei settori con cui devo confrontarmi, ma di cui non so nulla. Sono loro che mi hanno spiegato come sia giunto il momento di far vestire di un abito nuovo il mio logo. Confesso che non è stato facile. Ho fatto parecchia resistenza. Non volevo separarmi da quello che è un elemento di marketing per il mondo, ma che per me è affettivo. Povera Lidia, ha dovuto lavorare non poco per trovare un compromesso tra le caratteristiche che un logo doveva avere, e la necessità di farmelo sentire ancora mio. Ma ce l’abbiamo fatta e sono entusiasta del risultato ottenuto. C’è il libro, aperto e disponibile. C’è l’amore, senza il quale non c’è lettura che abbia senso. E immagino la testa del lettore immersa tra le pagine, mentre nuota tra le righe, con il fiato trattenuto. E come unica bolla nata dall’aria espirata c’è quel cuore, acceso, brillante che è proprio di ogni lettore. È grazie a quel sentimento che la biblioterapia può esistere.

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