Venerdì e sabato scorsi sono iniziate le lezioni del Master in biblioterapia dell’Università degli studi di Verona. Dopo mesi di preparazione insieme al direttore del master, la professoressa Federica Formiga, siamo partiti e non mi sembra vero. Abbiamo un anno davanti in cui lavorare e crescere attraverso tutta una serie di materie da studiare ed esperienze da vivere, pionieri di una formazione sul modello ungherese dell’Università di Pécs (qui) e della statunitense IFBPT (qui), per strutturare la figura del biblioterapista.
La nascita di un gruppo
Gli studenti del master sono tredici. Si tratta di professionisti di diversa estrazione, desiderosi di appropriarsi di tutti gli strumenti necessari a utilizzare la biblioterapia nella propria attività professionale. È un gruppo ristretto e questo è un indubbio vantaggio. Soprattutto per quanto riguarda le materie di indirizzo, molte attività saranno di tipo seminariale e nei piccoli gruppi, lo sappiamo, è maggiormente possibile essere produttivi e interagire più agevolmente.
Le prime due lezioni sono state online. Per alcuni di loro sarà possibile essere in presenza solo in determinati periodi e per questo ho voluto iniziare con una modalità che permettesse a tutti di esserci. Legheranno tra di loro queste persone com’è successo lo scorso anno con il corso di aggiornamento in biblioterapia? È ancora presto per dirlo, ma me lo auguro. Anche l’affiatamento tra studenti adulti può essere determinante per un migliore percorso formativo in cui suggestionarsi in modo positivo vicendevolmente.
I programmi
Il master in biblioterapia prevede una serie di materie talvolta distanti tra loro. Infatti, l’obiettivo formativo è di fornire agli studenti gli strumenti per applicare la biblioterapia in tutti gli ambiti. Per questo, ad esempio, ci sarà il modulo di letteratura per l’infanzia e l’adolescenza, ma anche il modulo di letterature applicabili che tratta, invece, di libri per adulti. Parleremo anche di dislessia, di italiano come seconda lingua, di medicina narrativa e altre materie ancora. Non tutte saranno poi utilizzate dagli studenti concretamente nella propria attività professionale, ma in questo modo il bagaglio formativo fornito permetterà a ognuno di essere preparati per ogni ambito possibile. La formazione generale è necessaria anche per permettere a chi lo desidera di capire se dedicarsi a un ambito specialistico. Se la biblioterapia, la poesiaterapia o la filosofia della narrazione sono tutte modalità diverse per applicare i libri in ambiti di crescita e cura, ognuno di essi può diventare uno strumento privilegiato per il professionista.
Simulazioni e project work
Una parte del programma prevede che gli studenti simulino la conduzione di laboratori di biblioterapia. È una parte della formazione molto importante e necessaria. Per formarsi a utilizzare la biblioterapia è indispensabile affiancare all’aspetto nozionistico quello pratico. Farlo in un ambiente controllato dove ricevere feedback, trasforma completamente l’approccio didattico, fornendo competenze verificabili. Successivamente ognuno individuerà una sede, quali biblioteche, centri culturali, ospedali, RSA, studi di psicologi o educativi, in cui realizzare un progetto di biblioterapia. Non vedo l’ora di leggere i project work degli studenti e capire come svolgeranno questo compito. Considero questa progettazione un atto creativo, dove le loro conoscenze e capacità di lettori saranno messe in campo. Non sarà facile, ma so già che per loro sarà quello il vero campo di prova.
Quello che anch’io imparerò
Quando si è formatori si elargisce la propria conoscenza, ma se ne riceve altrettanta. Non so se sia il fatto che io insegno soprattutto agli adulti, ma trovo sempre molto arricchente confrontarmi con dei discenti. È stimolante scambiarsi pareri diversi, ricevere richieste per riempire le lacune formative e studiare il modo per farlo, inserendo nel proprio bagaglio nuove competenze. Non dubito che ci sarà qualcuno che avrà bisogno di un sostegno maggiore o ci sarà chi non riesce a entrare in sintonia con il sistema. Tutto questo è già messo in conto ed è visto non come un ostacolo, ma come una sfida stimolante. Ancor più stimolante è pensare che questo gruppo sarà il primo in Italia con una formazione di questo tipo e che comincerà a diffondere la biblioterapia in modo sistematico e scientifico. Forse pecco di orgoglio, ma sono veramente felice e fiero di fare parte di tutto questo. Essendo docente e allo stesso tempo referente, potrò vedere i tanti aspetti della formazione, che mi propongo di rendere personalizzata per ognuno degli studenti. Perché quella del biblioterapista non è una figura tecnica, ma una professionalità creativa che si serve dei libri e della personalità del facilitatore.
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