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Heartstopper: un graphic novel per la biblioterapia

Complice la serie su Netflix, il graphic novel Hearstopper scritta e disegnata da Alice Oseman sta diventando noto anche in Italia. L’ho letto, l’ho amato e vi spiego come può essere utile in biblioterapia e perché nelle scuole e in molte famiglie italiane difficilmente entrerà.

L’adolescenza e l’amore gay

Heartstopper racconta la storia d’amore di Charlie e Nick sui banchi di scuola. Hanno 15 e 16 anni e i loro primi palpiti d’amore rappresentano molto più di quello a cui siamo abituati a pensare. C’è la ricerca della propria identità sessuale, il desiderio di essere accettati dal gruppo, il problema del bullismo, l’importanza di figure di riferimento adulte positive di cui potersi fidare. Tutto questo è visto non in chiave drammatica, ma positiva ed estremamente dolce. La prima serie Netflix ispirata da questo graphic novel (qui) ha rappresentato i primi due volumi, ma ne sono stati pubblicati quattro e negli ultimi due si trovano argomenti ancora più complessi come il coming out, i disordini alimentari, i disturbi ossessivo-compulsivi e l’approccio alle difficoltà mentali degli adolescenti. Tutto questo con un linguaggio e un disegno che arriva ai giovani e agli adulti superando gli stereotipi da cui, purtroppo, siamo stati a lungo condizionati.

Biblioterapia e graphic novel

La biblioterapia può lavorare davvero molto con i graphic novel. Sono strumenti che i giovani utilizzano e vengono presi in considerazione anche dai lettori deboli o non lettori. Questo permette di aprire una discussione con una platea ampia di giovani. Contrariamente a quello che potrebbero pensare molti, Heartstopper non è solo utile per sostenere i giovani gay o i ragazzi con difficoltà a capire la propria sessualità, ma è per tutti. Ognuna delle questioni riguarda giovani e adulti, ognuno nel proprio ruolo. La storia d’amore di Charlie e Nick è una storia d’amore universale e partendo da ciò tutto quello che gira attorno è illuminato da questa luce. L’autrice ha reso la narrazione estremamente profonda e verosimile, senza rinunciare alle specificità dell’amore gay, eppure riuscendo a descrivere e amplificare i sentimenti che ogni coppia, al di là del genere sessuale, prova. Inoltre, la lettura di Heartstopper permette di sviluppare empatia e comprensione, soprattutto quando si parla di bullismo e accoglienza di chi è diverso da sé.

Heartstopper per gli adulti

Credo che per gli adulti leggere Heartstopper sarebbe particolarmente utile, anche al di fuori di un setting di biblioterapia, anche se credo che nel nostro Paese sia necessario fare ancora molta strada. Dubito che questo graphic novel entrerà nelle famiglie senza una mediazione e una spiegazione. Ma se vogliamo capire i nostri giovani, dobbiamo partire dal loro linguaggio e dai loro sentimenti. Alice Oseman ha tracciato interessanti figure di adulti che rivelano quanto siano incisivi nella vita dei ragazzi. Ci sono coppie di genitori, genitori singole e insegnanti. Tutti loro hanno un ruolo e a seconda del loro comportamento possono essere risorse oppure ostacoli. Mi chiedo se gli adulti italiani siano pronti per confrontarsi in uno specchio che talvolta potrebbe essere impietoso verso di loro. Ma soprattutto credo che il pregiudizio di molti gli impedirebbe di cogliere la ricchezza esistente in una narrazione di questo tipo.

Heartstopper entrerà mai a scuola?

No, non entrerà mai, non ufficialmente almeno. Non ho dubbi che sarà una lettura clandestina di molti, ma ho seri dubbi che si troveranno mai insegnanti pronti a utilizzarlo a lezione. E non perché siano insensibili o incapaci, ma perché molti genitori insorgerebbero contro di loro. Eppure questo graphic novel è un eccellente strumento per parlare di ogni tipo di amore, dando finalmente a chi si sente confuso la possibilità di fare chiarezza, permettendo allo stesso tempo a tutti agli altri di acquisire una visione positiva delle differenze. C’è poi da dire che per parlare con i ragazzi dopo che hanno letto un simile libro serve essere capaci di rispondere a molte domande e di gestire una discussione che può portare molto lontano. Spero che un giorno le nostre scuole potranno farlo. Perché questa narrazione avviene proprio a scuola e ci insegna che è il luogo dove si può fare davvero la differenza per la vita futura dei ragazzi.

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