Il 18 novembre 1922 moriva Marcel Proust. È un centenario importante questo, che però fa fatica a essere sentito, soprattutto alla luce di una verità che pochi ammettono: nessuno lo legge più.
Leggere o non leggere Proust? Questo è il dilemma
Alzi la mano chi ha letto Alla ricerca del tempo perduto!
Lo confesso, la mano non posso alzarla neppure io. Eppure i volumi cappeggiano davanti a me sulla libreria, in alto, belli in vista, tutti e sette. C’ho provato, ma poi ho desistito. Eppure è una sfida non ancora persa. Mi serve lo stimolo per iniziare e il centenario della morte è il primo, ma non è sufficiente. Per questo ho deciso di provare a leggere una biografia dell’autore. Ho scelto Marcel Proust di Giuseppe Scaraffia che inizierò a breve, ma se avete consigli in merito, scrivetelo nei commenti, sarò ben lieto di seguirli. Perché quando un libro-divinità risulta inaccessibile, ogni strumento è utile per superare le difficoltà. E il desiderio inappagato di leggere un classico di siffatta complessità non nasce dal volersi elevare. È una sfida, una necessità di capire il motivo per cui è stato così tanto osannato.
Chi era Marcel Proust
Devo dire che l’autore mi attira più dell’opera. O più precisamente, vorrei leggere l’opera perché mi affascina l’autore: quest’uomo, così legato alla madre da farne una malattia alla sua morte al punto da rinchiudersi in casa dopo che se n’era andata; questo giovane malaticcio, che vive l’ambiente parigino con leggerezza per poi diventare così critico con la società di cui era parte. Critico, eppure affascinato, diventa esso stesso una contraddizione.
E poi c’è la questione dell’affaire Dreyfus, dal quale a 26 anni si lascia affascinare dopo aver letto l’articolo di Émile Zola sulle tesi innocentiste che lo convincono e che alla fine si riveleranno giuste.
Non meno affascinante è la sua omosessualità accettata e vissuta, nonostante le difficoltà e le contraddizioni. Quando poi passiamo al periodo in cui si chiuse in casa, foderando di sughero le pareti per non essere disturbato, così da poter scrivere i suoi sette volumi, come si fa a non restarne attratti?
La complessità delle vicende editoriali
Alla ricerca del tempo perduto ha alle spalle una vicenda editoriale davvero affascinante. Dopo essere stato rifiutata più volte, Marcel trova un editore al quale propone di pubblicare il suo romanzo pagando di tasca propria e offrendo i guadagni sulle vendite. L’editore, ovviamente, accetta senza neppure leggere le bozze. Ma la cosa non finisce qui. Dopo la pubblicazione del primo volume, qualcuno si accorge dell’errata considerazione ricevuta, e inizia la rivalutazione di questo scrittore, che nei decenni successivi sarà collocato come il più importante del Novecento. Le ultime tre parti furono pubblicate postume e questo significa che Proust non conobbe mai il successo autentico del suo lavoro.
E per ultimo, parliamo della lunghezza di questo romanzo: sette volumi per contenere un’unica opera. Come poteva non finire nel Guinness dei primati?
Va da sé quanto sia interessante approcciarsi a questo autore, anche se la verità è una per tutti: restare così a lungo su un’opera che spesso non racconta, ma riflette, è tutt’altro che facile. Ma provarci si può sempre. Io ci proverò. Provateci anche voi!
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