AIDS 2022

Un libro per questa giornata speciale

Ogni anno il 1° dicembre ricorre la Giornata mondiale contro l’AIDS, nata nel 1988 per sensibilizzare le persone alla prevenzione e per ridurre la discriminazione. Nel 1991 ho cominciato il mio lavoro di infermiere proprio in un reparto di malattie infettive, nella sezione per malati di AIDS e per questo sono particolarmente sensibile a questa giornata.

L’inizio

Nel 1991 avevo 20 anni. Ero appena uscito dalla scuola infermieri. In quegli anni non si veniva preparati alla professione in università e si iniziava a lavorare davvero giovani. Il tirocinio che veniva richiesto durante la scuola lo svolgevamo ancora minorenni. La prima volta che ho visto una persona morire in corsia avevo 17 anni.
Nel reparto di Malattie Infettive ho lavorato solo un anno. Ho dovuto interrompere il lavoro per svolgere il servizio civile obbligatorio a quei tempi. I malati di AIDS in quei primi anni Novanta erano vittime di un virus inarrestabile, che non aveva ancora una cura davvero efficace. Ricordo la somministrazione dell’AZT, il primo antivirale per l’HIV, ma ricordo molto di più le storie di quegli uomini e di quelle donne. Ho conosciuto un ragazzo che ha compiuto i suoi 18 anni in reparto. Ho incontrato gente di strada: prostitute, tossicodipendenti e sbandati di ogni tipo. Ma ho visto anche direttori di banca, padri di famiglia, giovani splendidi. Ho percepito il loro dolore, la discriminazione che subivano e la paura della morte. Ho provato terrore di potermi infettare con una puntura accidentale, l’impotenza di fronte a una tragedia incredibile e la sensazione di non riuscire mai a fare abbastanza. A distanza di venticinque anni ho incontrato la figlia di uno di quei pazienti del 1991, una casualità che ha dell’incredibile. Ma è la vita a essere incredibile e la cura che pensavo non sarebbe mai arrivata è giunta con gli antiretrovirali di nuova generazione, che oggi permettono alle persone con HIV di vivere una vita normale. Ma la medicina cura una malattia, non le discriminazioni.

Prima la prevenzione

Oggi il virus dell’HIV può essere bloccato affinché non evolva in malattia, ma riuscire a non venire contagiati è senz’altro la scelta migliore. In questa giornata la prevenzione deve essere sbandierata il più possibile perché, purtroppo, per il resto dell’anno questo non accade. Sapete perché? Il problema è che essendo una malattia sessualmente trasmissibile parlarne diventa complicato. L’educazione sessuale è ancora a livelli ottocenteschi e la si impartisce troppo tardi. Conoscete programmi a scuola di educazione sessuale che parli di sesso orale e sesso anale? È come se queste pratiche non esistessero, sono troppo imbarazzanti da spiegare e quindi ci si limita a spiegare il sesso “tradizionale”, sperando che per tutto il resto i giovani ci arrivino da soli. Si spera nella castità, nei principi religiosi, nel destino. Peccato che le malattie sessualmente trasmissibili siano in aumento, compreso l’HIV, così come ci sono ancora molte gravidanze indesiderate. Ma oggi è un giorno in cui ricordare a tutti la gravità di questa ignoranza. Oggi deve essere urlato ovunque che il sesso è diritto di tutti, non è una vergogna in qualsiasi sua forma lo si pratichi (purché nel rispetto della libertà altrui), ma che è fondamentale tenere comportamenti prudenti per evitare di contrarre malattie.

Libri contro la discriminazione

In quel 1991 fui io a chiedere di andare a lavorare con i malati di AIDS. Pensavo di poter salvare il mondo: illusione della giovinezza. Prima di prendere quella decisione lessi il libro di Dominique Lapierre intitolato Più grandi dell’amore. Era un romanzo estremamente umano, che parlava della malattia e della sua scoperta, con una narrazione che osservava il dolore e la discriminazione, ma anche la speranza. A volte mi chiedo se avrei fatto una scelta diversa se non lo avessi letto.
Recentemente mi è capitato tra le mani Se hai sofferto puoi capire di Giovanni F. con Francesco Casolo in cui si parla di un ragazzino nato con l’HIV e che solo da grandicello scopre di averlo. Non troviamo, come nel libro di Lapierre, la malattia, ma la discriminazione. Oggi con gli antiretrovirali è possibile condurre una vita pressoché normale. Il problema è che nel momento in cui le persone vengono a conoscenza della presenza dell’HIV in qualcuno, subito si intimoriscono e tendono ad allontanarsi. Non importa se si sa che i rapporti sociali, inclusi gli abbracci e i baci, non trasmettono il virus. Non importa se l’uso degli antiretrovirali fanno praticamente scomparire il virus dal sangue di chi li assume. La paura permane e gli atteggiamenti discriminanti rimangono.
Cogliamo quindi questa giornata come l’occasione per leggere e capire. Se Più grandi dell’amore è uno spaccato di storia che, fortunatamente, è passato, Se hai sofferto puoi capire può farvi riflettere oggi su quanto il comportamento individuale possa fare la differenza.

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