Il fine settimana scorso sono stato a Torino per delle lezioni all’interno del Master di II° livello La scuola in ospedale, organizzato dall’Università degli studi di Torino. È stato un momento importante. Mi ha dato modo di parlare degli studi e delle esperienze che sto facendo nell’ambito della biblioterapia a scuola, ma non solo. Questa volta ho portato anche l’esperienza svolta quando io stesso utilizzavo la biblioterapia in ospedale, potendo così rendere strumento utile entrambe le mie esperienze.
Cos’è la scuola in ospedale
Forse non per tutti è chiaro cosa si intenda per scuola in ospedale. Si tratta di un’istituzione nata per permettere ai giovani che necessitano di lunghi periodi di ospedalizzazione di proseguire i propri studi. I docenti che operano in ospedale sono inviati dal Ministero per l’Istruzione, quindi si tratta di un distaccamento della scuola pubblica. Ma il lavoro del docente in ospedale è molto diverso da quello che svolgono i loro colleghi nelle scuole tradizionali. Non hanno classi in cui operare, ma si occupano di singoli soggetti che, accanto ai bisogni formativi, ne hanno altri molto complessi da gestire, legati allo stato di salute, alle difficoltà di vivere una vita come gli altri, a una condizione psicologica del tutto particolare e tutta una serie di variabili che rende il ruolo del docente in ospedale complessa.
La biblioterapia per i docenti in ospedale
Se la biblioterapia può essere inserita proficuamente nelle scuole di ogni ordine e grado sul territorio, nella scuola in ospedale ha un ruolo ancora più importante.
L’utilizzo non didattico della letteratura si trasforma in uno strumento utile innanzitutto per aprire un canale comunicativo diverso tra docente e discente, che in ospedale è più intimo e, quindi, più delicato. Al di là della specifica patologia, dobbiamo considerare che la salute e la malattia non sono due stati netti, condizioni in cui ci si trova o non ci si trova. Per comprendere lo stato di benessere e malessere serve rappresentare questi stati antitetici attraverso il continuum salute-malattia, ovvero una linea in cui la salute assoluta e la malattia assoluta (la morte) sono agli apici. Lo stato di salute reale non può mai trovarsi nello stesso punto ed è in continuo spostamento. Grazie alla crescita personale e alla promozione della salute, alla prevenzione, alle cure e alla riabilitazione possiamo avvicinarci sempre più alla salute e allontanarci dalla malattia assoluta, anche quando viviamo condizioni precarie.
Obiettivi della biblioterapia nella scuola in ospedale
Dovendo essere utilizzata in una condizione in cui si sta tentando di avvicinarsi il più possibile alla condizione di salute, soprattutto percepita, nonostante le difficoltà, la biblioterapia può giocare un ruolo importante nelle mani degli insegnanti in ospedale. L’insegnante deve porsi obiettivi che non riguardano l’acquisizione di nozioni. La biblioterapia si inserisce come strumento altro che però permette alla didattica di assumere un senso diverso e quindi, indirettamente, di diventare promotore del miglioramento della resa scolastica. Quando parliamo di obiettivi dobbiamo pensare al raggiungimento della speranza, alla capacità di vedere lo stato di salute precaria con occhi diversi, al trasformare il dialogo tra docente e discente, al tentare di dare un senso alla condizione vissuta e molti altri obiettivi individuabili attraverso quello che chiamiamo il Processo biblioterapeutico.
Cosa è successo a Torino
Il lavoro che ho svolto con i docenti di Torino è stato entusiasmante. Abbiamo lavorato solo in parte alla teoria, dedicando del tempo a disposizione anche al confronto e alla descrizioni di casi concreti condivisi insieme. Ho parlato dei giovani con cui ho potuto confrontarmi in un progetto svolto in Azienda Ospedaliera di Verona in collaborazione con l’Università di Verona e il Circolo dei Lettori di Verona, ma anche di alcuni casi osservati durante il lavoro in reparto. Devo dire che l’aneddotica concreta è stata molto utile e apprezzata. Abbiamo anche svolto un laboratorio della durata di un’ora e mezza intitolato La bruttezza non esiste che ha permesso di sperimentare, e quindi comprendere meglio, le dinamiche che si vivono all’interno di un gruppo di biblioterapia.
So di aver dato solo un modesto contributo a questo master, ma sono tornato a Verona avendo la sensazione di aver condiviso la biblioterapia con persone che l’hanno riconosciuta come uno strumento potenzialmente utile nel loro lavoro all’interno della scuola in ospedale.
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