Quando si scrivono articoli su argomenti specifici, le fonti sono importanti. Quando correggo le tesi, mi accorgo di quanto siamo poco abituati a fare affermazioni partendo da una fonte attendibile. Se poi la ricerca delle fonti non è ben gestita, ecco che ci lasciamo condurre dal mare magnum offerto dalla rete che inevitabilmente ti porta sempre nello stesso posto: Wikipedia. E questo è un problema.
Pregi e difetti della web-enciclopedia più famosa
Anni fa, mio figlio alle scuole medie doveva fare una ricerca insieme a un amico su Leon Battista Alberti. Lavorarono a casa dall’amico e quando tornò gli chiesi di vedere cosa avevano fatto. Da buoni studenti, avevano stampato pari pari quello che avevano trovato su Wikipedia, che affermava che Leon Battista Alberti era…una pornostar. I fanciulli non si erano nemmeno presi la briga di rileggere, facendo un semplice copia e incolla che gli costò un rimprovero e un insegnamento: chiunque può modificare le voci di Wikipedia, anche i buontemponi. Non voglio demonizzare questo strumento, che in molti casi si rivela utile e immediato per ottenere informazioni di massima, ma indicare vie alternative per quando si vuole scrivere con serietà e rigore.
Fonti alternative
Quando correggo una tesi e trovo un riferimento a Wikipedia, parte una cancellatura decisa e un rimprovero allo studente. Su un lavoro accademico non deve comparire una fonte simile. I riferimenti sono ben altri e non mi soffermerò qui a parlarne. Ma per chi di voi scrive in internet, è piuttosto frequente inserire dei collegamenti sulle questioni che citate, e se si esclude Wikipedia non è semplice trovare il modo per far navigare fluentemente i vostri lettori. Non è possibile fare un riferimento a piè di pagina citando semplicemente un articolo o un libro, non avrebbe senso in un post. Allora è necessario trovare il modo per trovare fonti attendibili. In rete si possono individuare articoli liberamente utilizzabili che possono essere un’ottima fonte (esiste tutta la questione dell’open access in ambito scientifico, di cui mi riservo di scrivere in futuro), così come alcuni stralci di libri che indicano quello che cercavamo. Io spesso, quando cito libri, per evitare di rimandare a una libreria virtuale, preferisco verificare se Google ha reso disponibile una parte del libro in questione, così da permettere al mio lettore di dare un’occhiata tra le pagine, potendo così farsi una propria opinione. Per le questioni generali, la cosa è più difficoltosa.
Vecchi strumenti rinnovati
I cinquantenni come me si ricorderanno quando le ricerche si facevano sulle enciclopedie. Conoscere (qui) era quella più popolare, presente in quasi tutte le case. Esistevano anche i Quindici (qui), altra enciclopedia, adatta ai più giovani. Chi viveva in centro paese poteva servirsi delle biblioteche, modalità non così diffusa. Poi c’era chi aveva una certa disponibilità economica e poteva permettersi il meglio, ovvero l’enciclopedia della Treccani (qui). Le enciclopedie nella maggior parte dei casi venivano acquistate a rate, erano un investimento per la cultura dei propri figli. Una volta acquistata, quella era: immodificabile, inamovibile, certa. Per le famiglie la scelta dell’enciclopedia nella maggior parte dei casi era quasi obbligata. I venditori porta a porta erano convincenti e non c’era grande concorrenza, oltre al fatto che solo chi aveva una scolarizzazione superiore era in grado di scegliere veramente. Oggi per la maggior parte le enciclopedie vanno al macero oppure popolano il mercato del vintage. Eppure la digitalizzazione ha permesso di proseguire questa tradizione, ma con tutti i vantaggi dell’innovazione, dell’aggiornamento e della facile fruibilità.
La nuova Treccani
Non voglio demonizzare Wikipedia. Qui e qui trovate la descrizione delle enciclopedie di cui vi ho parlato e contiene le informazioni necessarie. Ma se devo sentirmi sicuro della citazione, io guardo alla Treccani. Simbolo dell’affidabilità, oggi ha sviluppato la propria attività in rete sul fronte gratuito delle voci che non si limitano a quelle del dizionario, ma a informazioni anche ampie di personaggi e argomenti. Esiste anche una parte a pagamento, destinata alla formazione specialistica. Ma è la parte gratuita a cui è utile guardare perché permette di creare link di riferimento bibliografico quando si scrive su internet, con l’intenzione di creare contenuti di qualità e, quindi, con fonti specifiche e puntuali.
La ricerca continua
Non è possibile rifarsi ad un’unica fonte così come è necessario restare aggiornati sui continui cambiamenti che riguardano anche le modalità di aggiornamento. Stanno migliorando sempre di più i siti di servizi pubblici come quello di Rai Cultura, che contengono tutta una serie di risorse a cui indirizzare i nostri lettori. E poi sta a noi ricercare le fonti più attendibili, più vicine a chi ha affermato una determinata cosa che si vuole approfondire. Scrivere in rete con fini culturali e d’informazione non è semplice e richiede un continuo sforzo migliorativo. Anche se non scriviamo articoli accademici, è importante creare contenuti di qualità da far circolare. Sappiamo perfettamente che quelli virali non badano alla qualità dei link, né tanto meno della cura con cui vengono ricercati. Ma noi possiamo essere diversi, rivolgendoci a un pubblico che desidera capire e scoprire insieme a noi.
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