In questo periodo si sente sempre più parlare di intelligenza artificiale (IA).
In particolar modo sono stati esposti i pericoli della ChatGPT, che sembra essere in grado di scrivere libri: manuali, storie brevi per bambini, manualistica di ogni tipo, addirittura poesie. In questo articolo qui si afferma che Amazon già stia vendendo libri scritti in questo modo. La cosa è certamente inquietante. Ma è davvero cosi spaventosa?
Il timore per l’intelligenza artificiale
L’inquietudine per l’avvento dell’intelligenza artificiale è senz’altro legittima. È una nuova spinta verso l’evoluzione tecnologica che ci proietta in un futuro che fino ad ora non avevamo immaginato. Ma dopo questo primo moto di preoccupazione, proviamo a osservare l’aspetto che riguarda la letteratura con maggiore attenzione: è davvero così terribile quello che sta accadendo? Veramente questa cosa potrebbe influenzare il futuro dei libri? Per rispondere a queste domande, dobbiamo prima cambiare punto di osservazione. Ci spaventa il fatto che l’intelligenza artificiale possa svolgere un’attività intellettuale al posto nostro. Ricordo l’avvento delle prime calcolatrici. I nonni, abituati a fare i conti a mente in maniera incredibilmente precisa, preannunciarono un futuro di giovani non più in grado di svolgere anche le operazioni matematiche più semplici. Le loro osservazioni sono state sicuramente profetiche, ma questo non ha fatto di noi degli inetti. Non dimentichiamo che la calcolatrice, indispensabile in ogni ufficio di contabilità e non solo, permette alle persone che soffrono di discalculia di vivere serenamente anche senza saper far di conto, quando prima vivevano un disagio. Non parliamo poi dei calcolatori e strumenti ben più complessi. Ma i numeri sono una cosa, mentre le lettere sono un’altra. Ed è qui che nasce la vera questione.
Cosa fa la ChatGpt
I numeri sono sempre uguali, ma la letteratura continua a cambiare. E non sempre in meglio. Senza bisogno del ChatGpt sono anni che sul mercato sono comparsi prodotti editoriali discutibili. Non si tratta di una questione in cui dividiamo l’alta letteratura dalla letteratura commerciale, ma di dividere i libri di qualità da quelli che faticano a contenere una grammatica decente e una trama sensata e non ripetitiva. Perché un bot non potrebbe essere in grado di scrivere un testo di tale livello? E perché non potremmo apprezzarlo? L’intelligenza artificiale lavora partendo dall’analisi di tutta una serie di libri scritti in un certo modo, individua lo stile e lo replica, modificando gli elementi della trama come gli viene indicato. Sicuramente poi l’autore sistemerà la cosa manualmente, ma il lavoro sarà infinitamente minore. Vista la velocità con cui escono i libri legati agli eventi di cronaca, non mi stupirebbe che anche qualche penna famosa ne stia già facendo uso. Anche gli articoli giornalistici potrebbero essere lavoro per l’intelligenza artificiale, soprattutto quando la forma è completamente trascurata. Di cosa ci stupiamo quindi? Ci dà fastidio che una cosa scritta male sia stata scritta da una macchina, mentre se è stato una persona in carne ed ossa è accettabile?
Chi ha paura dell’intelligenza artificiale?
Parecchi anni fa in un’intervista, Dario Argento affermava che l’amico Stephen King aveva 5 ghostwriter che scrivevano per lui (qui). Se chiedete ai lettori dell’autore americano, nessuno ne rimarrebbe sconvolto. Questa pratica è degli ultimi anni e chi ha letto i libri d’esordio e del periodo d’oro riconoscono la penna e scoprendo la presenza dei ghostwriter del loro autore preferito capiscono perché i libri degli ultimi anni siano così diversi e meno belli. Il problema non è, quindi, che l’intelligenza artificiale scriva libri, ma se noi siamo in grado di vedere la differenza. Ci piace leggere libri molto terra a terra? Che importa se sono scritti da un’intelligenza artificiale? È quando nella letteratura cerchiamo qualcosa di più che diventa impossibile non accorgersi della differenza. In questo momento sto leggendo un libro che spero vivamente che sia scritto da una IA, perché se fosse opera di uno scrittore vero sarebbe un pessimo lavoro, nonostante il successo che sta avendo. Non è l’intelligenza artificiale il problema, ma siamo noi e quello che desideriamo dai libri. Un giorno queste IA saranno disponibili per tutti i lettori che inseriranno loro gli elementi che desiderano e poi cliccheranno per avere il loro bel libro con i personaggi che avranno scelto. Ma tutti quelli che vorranno essere afferrati dalle parole ed essere portati via, quelli che desiderano un’esperienza totale dove lo scrittore crea sconcerto non solo attraverso la trama, ma anche con la forma, dove tutti e cinque i sensi sono coinvolti, dovranno cercare tra gli scaffali e capire chi veramente è stato scritto da un artista (perché gli scrittori sono artisti), senza poterlo sapere dalla quarta di copertina. Ma questo non sarà un problema perché i lettori appassionati possiedono un istinto che non li tradisce.
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