Il 18 maggio sono stati pubblicati i dati Istat riguardanti la lettura in Italia. Ecco un resoconto che ci aiuta a capire chi sono i lettori oggi.
Cessato l’effetto pandemia sulla lettura
Durante il lockdown c’è stato un importante incremento di lettori. Il tempo a disposizione era talmente tanto che anche alcuni non lettori si sono dedicati a questa attività. Ma i tempi sono cambiati. Nel 2022 il 39,3% delle persone a partire dai 6 anni hanno letto, nell’ultimo anno, almeno un libro per motivi non legati alla scuola o alla professione. Nel 2021 erano il 40,8%. Nel 2020 era il 41,4%, il 3% in più rispetto al 2019.
Di questo gruppo di lettori che, vi faccio notare, non raggiunge il 50%, si profilano tre tipo di lettori:
– deboli: leggono al massimo 3 libri l’anno (17,4%);
– medi: leggono tra i 4 e gli 11 libri l’anno (15,4%);
– forti: leggono almeno 12 libri l’anno (6,4%).
Appare subito chiara la disparità tra chi legge e chi non legge, così come tra chi legge molto e chi legge poco. Sono dati interessanti perché ci dicono come sia necessario lavorare su due versanti diversi e con strategie differenti. Da una parte l’attività di biblioterapia con i lettori di tutte e tre le fasce, dall’altra la promozione della lettura con i non lettori per permettergli di accedere più agevolmente alla biblioterapia. Ma la promozione della lettura è un’altra cosa.
Giovani e donne chi legge di più in Italia
È diventato ormai uno stereotipo: leggono di più le donne. Eppure è proprio così e i dati lo confermano. La percentuale delle lettrici è del 44% contro il 34,3% dei lettori. Ma c’è di più. Se il gap tra lettrici e lettori esiste in tutte le età, diventa più incisivo tra la popolazione giovane. La quota maggiore di lettori si osserva fino ai 24 anni con punte tra gli 11 e i 14 (57,1%). In quest’ultima fascia di età 6 ragazze su 10 leggono almeno un libro l’anno.
La questione di genere nell’ambito della lettura si riflette anche nella biblioterapia, ma con un gap ancora maggiore: nell’ambito della biblioterapia gli uomini sono quasi completamente assenti. Non ho dati a supporto, ma l’esperienza me lo mostra (avere maschi in un laboratorio, ma anche tra chi si forma alla conduzione, è rarissimo) e mi dice che i maschi sono più in difficoltà a condividere i loro pensieri in gruppo, soprattutto se si tratta di esprimere emozioni e di non poter accedere a un setting competitivo in cui emergere.
Differenze territoriali e titolo di studio
Si legge maggiormente nelle regioni del Centro-Nord d’Italia. Nel 2022 chi ha letto almeno un libro l’anno nel 46,1% dei casi viveva al Nord. Via via che ci dirigiamo verso il Mezzogiorno le cose cambiano: 42,4% al Centro e 27,9% al Sud. C’è da chiedersi quali fattori incidano su questa spartizione territoriale. Considerando che aumenta la propensione alla lettura proporzionalmente con l’aumento del livello di scolarizzazione (il rapporto tra chi è laureato e chi possiede al massimo la licenza media è di 4 lettori su 1), a mio avviso potrebbe incidere il fatto che i laureati delle diverse zone d’Italia si spostano verso i territori economicamente più produttivi e quindi verso il Nord, anche se la formazioni è stata svolta negli atenei del Sud.
Conclusioni
Fa una certa impressione notare come tra i già pochi lettori, molti di loro leggano un solo libri all’anno. Al contrario, i lettori forti sono pochi, ma estremamente importanti. In un rapporto del 2021 (qui) si afferma come il 60% dei libri venduti siano acquistati da lettori forti. È con loro che si può lavorare molto bene con la biblioterapia. Ma è importante coinvolgere anche e soprattutto i lettori medi e deboli, cosicché possano scoprire i benefici biblioterapeutici dei libri e sentirsi invogliati a leggere di più.
Per la fonte dei dati descritti, andate qui.
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