Michela Murgia

Michela Murgia: perché sarà insostituibile

La notizia della morte di Michela Murgia avvenuta ieri, 10 agosto 2023, mi impone di interrompere la pausa dal blog e dai social per onorare una delle intellettuali più amate e contestate d’Italia. Chi era Michela Murgia? Perché ha infastidito così tante persone e per quale motivo la sua scomparsa rappresenta un danno per il nostro Paese?

I mei libri di Michela Murgia

Il mio primo libro di Michela Murgia è stato Accabadora, premiato con il Campiello 2010. L’ho amato incondizionatamente. Raccontava il dolore, la forza, la sofferenza con un linguaggio profondo, intenso. In quegli anni Michela Murgia non era ancora conosciuta per la sua caparbietà e forza nell’esprimere le sue idee, ma i segni c’erano già tutti. Quando lessi Ave Mary. E la chiesa inventò la donna intravidi i primi chiari segnali di una personalità che, con delicatezza, stava iniziando a sprigionare la sua forza. E intanto mi gongolavo con il suo Viaggio in Sardegna che mi insegnava la geografia in modo del tutto anomalo, eppure incredibilmente affascinate. Ma non sarebbe passato troppo tempo che questa donna avrebbe smosso le idee in modo deflagrante. E la cosa mi è piaciuta tantissimo.

L’esplosione di Michela Murgia

Leggendo Istruzioni per diventare fascisti ho capito in modo definitivo chi era Michela Murgia: una paladina delle parole che non si tirava indietro davanti all’avanzare del nuovo, del rinnovamento e, soprattutto, dei diritti e dell’uguaglianza di genere e sociale. Qualche anno fa ho avuto la fortuna di sentirla parlare insieme a Chiara Valerio al Festivaletteratura di Mantova e ho capito che Michela Murgia non era solo una intellettuale, ma anche un’attivista in grado di utilizzare le parole in modo appropriato e politico, senza paura di schierarsi e senza confondere la politica con il partitismo, cosa affatto scontata.
Conoscete il suo podcast Morgana? Se non lo avete ancora fatto, ascoltatelo. Un’altra dote di Michela Murgia era la sua voce: calda, profonda, vibrante e vellutata. Sentirla raccontare la vita di donne fuori dal comune mi ha permesso di scoprire personaggi che mai avrei considerati e che, invece, oggi talvolta porto nel mio lavoro con la biblioterapia.

L’impegno sociale e politico

Nel 2013 Michela Murgia si presentò come candidata alla presidenza della regione Sardegna. Non vinse, ma i risultati ottenuti non furono indifferenti. La sua discesa in campo ha rappresentato una nuova consapevolezza: l’impegno degli intellettuali in politica era possibile. Oggi sembra un sacrilegio, ma in diverse parti del mondo, il sud America soprattutto, questo avviene ed è considerato normale e auspicabile, uno strumento di democrazia e di bilanciamento delle idee.
Michela Murgia sarà insostituibile perché era l’unica intellettuale a schierarsi e a parlare di politica vera, quella delle idee e dei diritti. A molti non piaceva, eppure anche a loro questa assenza peserà, ma non se ne accorgeranno mai. La sua dialettica era in grado di mettere in moto tutta una serie di discussioni, domande e risposte necessarie per ragionare. Controbattere a lei significava prendere atto della sua posizione e cercare di capire come rispondere il contrario. E intanto, anche i suoi detrattori erano costretti a pensare.

Grazie Michela

Stamattina mi sono alzato per la mia camminata al fresco, ho scoperto che Michela Murgia era morta e per onorarla mi sono ascoltato una puntata del suo podcast. E non uno a caso: quello sulle sorelle Brontë, scrittrici eccellenti, ma che hanno lasciato questo mondo troppo presto. Scarpe da tennis ai piedi, cuffiette alle orecchie e in testa una voce e una scrittrice che non potrò mai dimenticare. Perché per quelli della mia generazione, i cinquantenni che non hanno conosciuto la politica di piazza degli anni Settanta, Michela Murgia ha mostrato che anche noi possiamo fare la differenza, con le nostre idee che possono non piacere a tutti, con le nostre letture, che devono essere le più varie possibili, e con il desiderio di un mondo nuovo, a immagine e somiglianza dei giovani. E magari anche nostro, senza rimpianti e con una visione sul futuro.
Grazie Michela!

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