Tra i tanti influssi culturali e sociali provenienti dagli Stati Uniti, la festa di Halloween è tra le più discusse. Giunta in Italia come pura festa commerciale, nasconde dietro molto di più.
La scomparsa delle tradizioni in Italia
È ormai un fatto inconfutabile che le tradizioni italiane, regionali e locali, stiano scomparendo. In molte zone stanno sparendo anche i dialetti, patrimoni culturali che solo nelle regioni a statuto speciale sono tutelati. A compensare questi vuoti ci sono quelli che potremmo chiamare riti commerciali, attività legate al consumismo, provenienti dall’estero e importate simulando tradizioni che non ci appartengono. È giusto? È sbagliato? Le contaminazioni culturali sono inevitabili e sono pure utili. Approvo pienamente il processo di scambio che sta avvenendo grazie allo stabilizzarsi di gruppi etnici e culturali diversi dal nostro. È naturale e necessario per trovare punti di contatto, con buona pace di chi, anziché favorire la conservazione del patrimonio culturale di tutti, impone la protezione solo del proprio, respingendo la naturale omeostasi delle tradizioni. Che ci piaccia o no, senza le contaminazioni culturali e di costumi avvenute durante il secondo dopoguerra non saremmo ciò che siamo oggi.
L’America invidiata e l’America compatita
Grandi scrittori del secondo Novecento, che sono stati partigiani o comunque erano antifascisti, subivano il fascino degli Stati Uniti d’America. Rappresentavano, per grandi autori come Beppe Fenoglio, Cesare Pavese, Pier Paolo Pasolini solo per citarne alcuni, la patria delle libertà e dei diritti, che in Italia il fascismo aveva soppresso. Le contaminazioni linguistiche presenti ne Il partigiano Johnny hanno permesso la nascita di un capolavoro firmato da Fenoglio. E se l’amore per l’inglese di Pavese non fosse stato quello che è stato, la circolazione clandestina dell’Antologia di Spoon River, tradotta da Fernanda Pivano, non avrebbe visto la luce. Ma anche, e soprattutto, la gente comune è stata poi coinvolta, attraverso le pubblicità e lo scambio commerciale con gli Stati Uniti, in una metamorfosi che ha visto l’italiano medio modellarsi attraverso i riti dettati dal consumismo che hanno incontrato una tradizione regionale e nazionale desiderosa di benessere, innovazione e nuovi modi di vivere la vita. La festa di Halloween si inserisce in questo genere di importazione culturale, una delle ultime.
Negli anni Duemila, i limiti della nazione considerata baluardo dei diritti del mondo ha ridotto di molto questo tipo di influenza e dopo la nascita del movimento Black Lives Metter e l’assalto a Capitol Hill il sentimento di invidia è stato sostituito da quello di compassione.
Halloween: perché no?
Dai primi anni Novanta la diffusione dei festeggiamenti per Halloween si è via via sempre più espansa. Anche quest’anno c’è stato chi si è lamentato della presenza di una tradizione non italiana a invadere la nostra cultura. Esistono anche sostenitori delle tradizioni italiane legate agli spiriti dei morti scomparse, a loro dire, a causa di Halloween. Sappiamo tutti che non è vero. Già negli anni Ottanta erano pressoché inesistenti tranne che nelle regioni che avevano tutele regionali e statali delle tradizioni locali e una fitta maglia di associazioni che si occupavano di questo. Io credo che Halloween sia un sostituto del carnevale, tradizione che è sempre meno sentita, ma che sprigiona tutto il piacere che dà il travestimento nella notte del 31 ottobre. Ma non solo. In questa occasione, soprattutto i bambini, possono confrontarsi con quello che per loro è diventato un tabù: la morte e il terrificante. Sono cose che sperimentano nei videogiochi, ma senza che questo abbia un vero senso. Ad Halloween, invece, provano a viverlo attraverso i travestimenti e oggetti che simulano cose tremende: occhi di glassa, pugnali finti conficcati nella testa, marchingegni acustici che emettono urla malefiche. È un bene? È un male? Anche a queste domande non so rispondere. Credo però che, anziché criticare inutilmente Halloween, si potrebbe trasformarlo e renderlo utile.
Leggere ad Halloween
Se Halloween permette di affrontare in modo protetto la morte e il terrificante, altrettanto possono fare i libri e ce ne sono per tutti. La letteratura per l’infanzia è piena di situazioni spaventose, a partire dalle favole dei fratelli Grimm. Per chi ama la tradizione letteraria nostrana, Fiabe italiane raccolte da Italo Calvino sono uno scrigno di storie, anche paurose, di tradizione nostrana. Immancabile la presenza di Roald Dahl, che a partire da Streghe possiamo scoprire libri suoi adattissimi al caso. Se siete amanti delle grandi firme, Il fantasma di Chanterville di Oscar Wilde fa al caso vostro. Nel caso ci fossero di mezzo degli adolescenti, il graphic novel Lo scultore di Scott McCloud sarà una lettura non banale e adatta a quell’età. Inutile citare Harry Potter, a cui sicuramente avete pensato, ma magari non conoscete Strega come me di Giusi Quarenghi, che molti ventenni ricordano ancora con affetto pensando alle loro letture infantili. Siete adulti e volete anche voi provare l’ebrezza di Halloween? Candele nel buio con una copia dei racconti di Lovecraft e garantisco che la notte di Halloween non dormirete.
Conclusioni
Le mie citazioni letterarie sono davvero un frammento, è infinito il numero di libri che potreste individuare per la notte del 31 ottobre, inclusi quelli pubblicati da associazioni regionali che curano la raccolta di tradizioni locali a cui io stesso sono molto affezionato. Halloween ha molte facce, creare embarghi culturali solo perché una tradizione proviene da altri luoghi è quanto di più inutile si possa fare.
Questo post fa parte di una serie che scrivo in parallelo alle colleghe Ana Gutierrez e Irene Monge una volta al mese senza accordarci su cosa scrivere, se non stabilendo l’argomento. Scoprite quindi il loro punto di vista qui e qui e, se volete, tornate per portare le vostre critiche o proposte nei commenti.
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