Il fermento culturale, che alla fine degli anni Sessanta interessò l’intero pianeta, non lasciò indifferente il mondo della biblioterapia. Gli studi a riguardo erano in continua produzione e si moltiplicava il numero di coloro che nutrivano interesse per la biblioterapia, che desideravano utilizzarla all’interno della propria peculiare professionalità. Questo però comportò la necessità di codificare meglio la metodologia e la formazione. Si sentì il bisogno di regole comuni. Per questo, e per altri motivi, iniziarono a costituirsi associazioni e fondazioni che miravano a favorire gli studi e a creare protocolli condivisi. Fu così che nel 1969 venne fondata a New York la Association for Poetry Therapy (APT) che creò una rivista specializzata e sponsorizzò un meeting annuale. Ma l’APT non fu un caso isolato. Nel 1970 vide la luce la American Academy of Poetry Therapy ad Austin grazie a Morris Morrison. Intanto, a Washington DC, Arleen Hynes, bibliotecaria della biblioteca del St. Elizabeth Hospital organizzava un’importante conferenza sulla biblioterapia mentre Arthur Lerner fondava la Poetry Therapy Institute e Jennifer Bosveld la Ohio Poetry Therapy Center and Library in Columbus, nell’Ohio. Ma la vivacità culturale di quegli anni non si tradusse solo nella fondazione di associazioni, istituti e conferenze. Si concretizzò molto di più. Sul campo sorsero esperienze forti che divennero il background necessario per gli sviluppi futuri. Nel 1971, Arthur Lerner, poeta e psicoterapeuta, ricevette l’incarico quale Poet-in-Residence e Poetry Therapist presso il Calabasas Neuropsichiatric Center in California, mentre Ruth Lisa Schechter, poetessa, diventava la prima poetry-therapist alla Odyssey House, a New York, lavorando con pazienti affetti da dipendenze e con le vittime di stupro e incesto. E ancora: il poeta ed educatore Aaron Kramer utilizzò la poesia per approcciarsi ai pazienti sordi, e il poeta Art Berger mise per iscritto un lavoro su come utilizzare la poesia quale veicolo per la scoperta di sé, destinato agli insegnati e ai ragazzi.
Naturalmente molti altri esempi potrebbero essere riportati. Ma ciò che è interessante capire da questa elencazione è la vivacità intellettuale che la biblioterapia aveva avviato. Era un periodo in cui i riferimenti certi erano pochi e le problematiche da affrontare, poste dalla modernità, erano tante. L’unico modo per farvi fronte fu un fortissimo sperimentalismo, una sfida che fu accettata e i cui frutti ancora oggi alimentano la biblioterapia di tutto il mondo.