Tutto pronto per il vostro Natale 2023? Confesso che quest’anno lo sento davvero poco. Sarà che non c’è freddo o forse perché è da fine settembre che vedo pandori e panettoni nei negozi, ma il caro e vecchio spirito del Natale fatica a uscire.
Un Natale qualcune
Non so come sarà il vostro, ma il mio certamente di una banalità disarmante: cena della notte di Natale ospitati e pranzo a casa. I regali sono pronti sotto l’albero, ma non mi sono impegno più di tanto per la ricerca dei doni. Non amo lo sfarzo degli addobbi e ho ridotto al minimo quelli sparsi per casa. Non sarà meno indifferente il Capodanno. Ma non si tratta di una supponenza verso questa ricorrenza che certamente è importante. È che ho attraversato tutta una serie di fasi che mi hanno portato a questo parecchio tempo fa.
Le fasi del Natale passato
A sei anni già sapevo che Santa Lucia, colei che a Verona porta i doni il 13 dicembre, non esisteva, ma provvedeva mia madre a lasciare i doni (scotto dell’avere una sorella maggiore). Di conseguenza, la stessa cosa è valsa per Babbo Natale. Forse è per questo che, come effetto paradosso, sono sempre stato molto legato alla tradizione natalizia. Ho continuato ad addobbare casa per tutta l’adolescenza e, una volta sposato, ho addirittura seguito un corso da presepista, così da costruire presepi in prospettiva. È stata una festa organizzare il Natale dei miei figli da piccoli e ho continuato fino alla loro adolescenza.
Ho sempre cercato di tenere vivo il Natale anche nel mio lavoro da infermiere, seppure non sia stato semplicissimo. Passare le feste natalizie in corsia anziché a casa non ti aiuta certo, ma ho sempre creduto importante mostrare entusiasmo ai pazienti che, certamente, erano più penalizzati di me.
I fastidi del Natale presente
Odio, lo ripeto, odio vedere i pandori nei negozi già da fine settembre. Non riesco a capire chi li acquista così presto. Per me è un abominio che distrugge la tradizione e lo spirito del Natale. Probabilmente come riflesso condizionato ho smesso di sentire il senso di queste feste. Non lo dico con tristezza o nostalgia. Negli ultimi anni ho avuto anche la fortuna, da quando non lavoro più in ospedale, di passare a casa questo periodo. È solo che vedo attorno a me persone che lo vivono quasi fosse un lavoro. Le corse ai regali sembrano una follia e l’abuso degli addobbi natalizi mi sembra uno spreco e la creazione di un eccesso di rifiuti nel mondo di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno. So che sarò felice quando apriremo i regali e ci faremo gli auguri (ovviamente io ho regalato quasi esclusivamente libri), ma non come sembrano essere gli altri. La sento come una festa come tante, solo un po’ più ipocrita.
Le speranze del Natale futuro
Potrò cambiare la mia visione del Natale in futuro? Non lo so. Sto sempre più imparando che si vive nel presente. La nostalgia o la tristezza per il passato, che io ho provato per troppo tempo, serve a ben poco, ancora meno serve illudersi di poter condizionare il futuro. I nostri progetti sono il futuro massimo a cui possiamo aspirare. Ma del mio futuro natalizio progetti non ne ho, quindi mi fermo qui. Spero continueranno a esserci libri e persone con cui condividerli. Ma quello, lo sappiamo bene, è qualcosa che vale ogni giorno dell’anno. Ma a Natale c’è la letteratura natalizia. Ecco, forse è su questo che potrei pensare per i Natali futuri: progettare una maratona di letture natalizie per risvegliare lo spirito del Natale che da qualche parte è nascosto sta in me.
Conclusioni
Anche se il mio Natale sarà povero di spirito natalizio, auguro a tutti voi, invece, di poterlo avere e poterlo alimentare. Provarlo non può certo che fare bene.
Buon Natale!
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