Biblioteche biblioterapia

La biblioterapia nelle biblioteche di domani

A dicembre ho pubblicato sulla rivista Biblioteche Oggi Trends un articolo intitolato La biblioterapia nella biblioteca per il benessere in un’ottica di biblioteconomia critica. Sotto questo titolo, piuttosto lungo, c’è un concetto altrettanto vasto: la biblioterapia può essere una delle attività nuove in grado di fare da apripista nel ripensare la biblioteca come presidio per il benessere.

Ciò che accade all’estero

Ci sono esperienze all’estero, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Finlandia, in cui le biblioteche sono presidi per il benessere, offrendo servizi mai visti prima. Queste esperienze possono essere il faro per noi, ma trasportarle e adattarle alle biblioteche italiane non è facile. Il nostro tessuto socio-culturale e organizzativo è molto diverso da quello dei Paesi citati. Eppure la sfida è possibile perché la biblioteca potrebbe diventare quel luogo in cui trovare attività e servizi che favoriscono il benessere e la salute a beneficio di tutti i cittadini.
L’esempio più importante è quello della biblioteca di Helsinki in Finlandia. Questo Paese, alcuni anni fa, ha deciso di investire in un modello di biblioteca in cui fosse possibile non solo andare, ma viverci. Al suo interno ci sono attività di ogni tipo: dai corsi di formazione culturale a quelli di bricolage, con spazi dedicati ai freelance ma anche studi di registrazione per gli appassionati. Ci sono spazi per il silenzio, ma anche per il dialogo. Il servizio bar e di ristorazione sono ricchi e in una biblioteca così ci si potrebbe davvero stare tutto il giorno. Non credo sia un caso che questo modello di biblioteca sia in Finlandia dove, nel 1981, è nata la prima associazione europea di biblioterapia e poesiaterapia.

Quello che saranno le biblioteche del benessere

Il lavoro del bibliotecario sta cambiando e stanno cambiando anche gli utenti delle biblioteche. Troviamo sempre più spesso corsi di formazione, talvolta molto originali. Le biblioteche grandi, in alcuni casi, riescono addirittura a organizzare piccole mostre. Le attività anche ludiche per i bambini sono sempre più frequenti e non si contano i gruppi di lettura. La biblioterapia potrebbe diventare il grimaldello per fare un salto di qualità, permettendo di volgere lo sguardo progettuale verso servizi più orientati al benessere? Io credo proprio di sì, tanto più che attività poco affini alla lettura, ma più al benessere, come ad esempio yoga e mindfulness, stanno cominciando a mostrarsi tra le fila dei corsi di formazione culturale. A confortare questa idea è il fatto che in questo periodo ho incontrato in università a Verona una professoressa che, dopo una lunga esperienza all’estero, ha imparato a mettere insieme classici antichi e mindfulness. Questo ci dice quanta strada è possibile fare ancora per rendere le biblioteche un luogo accogliente e innovativo così da riscoprire il nostro benessere. E nelle mie speranze, forse un giorno faranno concorrenza ai canonici luoghi di intrattenimento.

È realizzabile una biblioteca per il benessere?

Il vero problema di questa visione è la limitatezza del sistema burocratico che sta sotto a ogni biblioteca di pubblica lettura. Le biblioteche sono luoghi nella maggior parte dei casi gestiti dalle amministrazioni comunali. Ciò significa che molto dipende dalle sensibilità dell’amministratore di turno. È per questo che oggi possiamo trovare biblioteche già molto innovative e altre saldamente ancorate ai soli servizi di reference e prestito. Al centro di ricerca sulla biblioterapia dell’Università di Verona stiamo discutendo, proprio in questo periodo, della possibilità di attivare un’indagine per capire dove sono queste eccellenze in Italia e che azioni sarebbero progettabili per aiutare le altre ad avvicinarsi a tali modelli.

Conclusioni

Non possiamo nasconderci che la strada è ancora tanta a fronte di risorse limitate. Ma ogni volta che incontro bibliotecari entusiasti e desiderosi di migliorare, e mi capita non di rado, ne resto contagiato. In quei momenti mi sento allineato al loro sentire perché parliamo la stessa lingua, consapevoli che la biblioteca ha un potenziale ancora inespresso che solo in parte dipende dal luogo. Bello o brutto che sia quel posto, la verità è che sono quelli che lo popolano che faranno la differenza e non lo spazio fisico in sé. E per questo c’è speranza che l’evoluzione avvenga.

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