Il 15 marzo è passato, il convegno a a Verona Libri e benessere. La biblioterapia nelle biblioteche e a scuola si è svolto nel migliore dei modi ed è tempo di bilanci che voglio condividere con voi.
L’apertura nazionale e internazionale
Il primo grande traguardo di questo convegno è stata la possibilità di dialogo tra atenei europei diversi. Se il fulcro è stata la sede del convegno, ovvero l’Università di Verona, la partecipazione della professoressa Faggiolani ci ha messi in collegamento con la Sapienza di Roma. Dall’estero, Pécs e Szged erano presenti in rappresentanza delle università in Ungheria grazie alla professoressa Béres e alla dottoressa Csakvari, mentre la dottoressa Janaviciene, bibliotecaria alla Lithuan National Library, rappresentava l’Università di Klaipeda in cui insegna. Questo tipo di partecipazione comune è fondamentale per dimostrare alla comunità che la biblioterapia ha basi condivise e che non nasce per volontà di uno, ma dal lavoro, nei decenni, di molti. Alcuni media si sono occupati dell’evento e questo è stato importante perché c’è bisogno che la popolazione non si spaventi di fronte alla parola “biblioterapia” e scopra che c’è uno strumento valido a loro disposizione nelle biblioteche, nelle scuole e non solo.
Relazioni e comunità
Salvo alcune foto sui social, non troverete alcuna registrazione del convegno e non per caso. Abbiamo voluto creare un’occasione per permettere alle persone di incontrarsi perché crediamo che i professionisti abbiano bisogno di fare rete e parlare tra loro, ma anche con gli esperti del settore. Il centro di ricerca organizza durante l’anno seminari online i cui contenuti poi sono messi a disposizione (qui) perché crediamo molto nella disseminazione del sapere e nella condivisione della conoscenza. Ma crediamo molto anche nelle relazioni interpersonali e professionali. Esattamente come i laboratori di biblioterapia online e in presenza sono cose diverse che hanno aspetti comuni e altri assolutamente specifici di una determinata modalità, così sono anche gli strumenti di formazione, convegni inclusi.
Il centro di ricerca all’opera
Per il centro di ricerca è stato un primo importante banco di prova. Da due anni lavoriamo per creare lo spazio necessario per far crescere la biblioterapia a partire dalla ricerca, per poter sostenere i professionisti poi nella pratica e garantire agli utenti una biblioterapia che abbia solide basi e operatori del settore capaci. Soprattutto, non basta etichettare qualsiasi attività che abbia a che fare con i libri come biblioterapia, cosa che accade di frequente, per raggiungere determinati obiettivi. L’enorme valore che ha la cultura di per sé è innegabile ed è alla base del welfare culturale, ma è affiancabile alla biblioterapia, non è biblioterapia. Se il centro di ricerca negli anni riuscirà a rafforzare sempre di più questi concetti portando ricerche italiane dettagliate, l’obiettivo che oggi ci poniamo sarà raggiungo.
Atti del convegno
Per fortuna la condivisione dei lavori di un convegno non passa solo attraverso registrazioni e streaming. In autunno, il centro di ricerca pubblicherà gli atti del convegno in un volume in cui i relatori avranno la possibilità di dilatare le argomentazioni presentate in soli 25 minuti che avevano a disposizione, corredandole di una bibliografia certamente arricchente coloro che si dedicheranno alla loro lettura.
Gli atti sono uno strumento che permette di accedere ai contenuti del convegno sia i ricercatori, sia i professionisti del settore, desiderosi di acquisire nuove nozioni e mantenere aggiornata la conoscenza dello stato dell’arte.
Conclusioni
Il prossimo appuntamento importante del 2024 che mi aspetta è il 1° meeting delle associazioni di biblioterapia e poesiaterapia europee a Budapest questo autunno. In quel caso la mia funzione sarà quella di presidente di BIPO – Associazione italiana di biblioterapia e poesiaterapia. Ma ho una confessione da fare: il ruolo in cui mi sento più a mio agio è sempre quello di facilitatore all’interno dei laboratori, che per fortuna ho ripreso a tenere. È tra i libri e le persone che sento la mia vera mission, senza rinnegare i diversi ruoli che sento il dovere di andare a rivestire. Ma c’è poco da fare: rimangono le storie dei testi e dei partecipanti ai gruppi di biblioterapia che mantengono viva la mia passione e la convinzione che i libri davvero ci salvano la vita.
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